ANTOGNONI, Il 10 tradizionale non c'è più. Firenze...
Intervistato dal sito ufficiale di ACF Fiorentina nel giorno del suo 67esimo compleanno, Giancarlo Antognoni ha parlato così: "Arrivai a Firenze a 18 anni, come ragazzo della Primavera. C’erano le gerarchie. Rispettavo il capitano, De Sisti. Ero addirittura in camera con lui, ero giovane ed ero anche un pò in difficoltà. Alla terza giornata di quella stagione di Serie A era squalificato De Sisti, e Liedholm mi fece giocare. Poi ‘Picchio’ andò via e presi io il suo posto, la fascia da capitano e il numero. Rapporto con la piazza? Con i tifosi ho sempre avuto un ottimo rapporto. A Firenze mi hanno sempre trascinato. Non sono mai voluto andare via, nonostante le offerte di squadre importanti. Ma ero legato a Firenze. La Juventus mi voleva nel ’78, ma di comune accordo con il presidente non andai. Nel 1980 mi voleva la Roma, andai a cena dal Presidente Viola, ma gli dissi di no. Potrei parlare all’infinito del legame con Firenze. E’ stato subito forte, fin da quando sono arrivato. Quando uscivo non mi criticavano mai. Sono rimasto perché sono sempre stato bene. Anche quando giocavo male - era difficile che giocassi male eh (ride, ndr) - i tifosi mi hanno sempre voluto bene, mi perdonavano alcune prestazioni sottotono. Ero sempre ‘Antognoni’.
Le differenze tra il vecchio calcio e il nuovo? Non si gioca più in strada, ma sei agevolato dalle strutture, dai bei campi, dagli istruttori bravi. Le scuole calcio già ti inquadrano. Forse troppo, addirittura. La strada insegna molto. Giochi sul selciato, sull’asfalto. Poi vai sul campo ed è tutto più facile. Forse è stato un vantaggio anche quello, ai tempi. Prima c’erano tanti giocatori italiani molto forti tecnicamente. Il numero 10 tradizionale non esiste più, per esigenze di gioco e di sistema. Una volta si costruiva la squadra sul numero 10. Oggi la squadra si costruisce sull’asse centrale che va dal portiere al centravanti, passando per il difensore centrale e il mediano. Oggigiorno il portiere è molto importante, è come una punta. Oggi la squadra in un determinato contesto sa quello che deve fare, una volta c’era più libertà. Ora il calcio è più schematico. Si studia di più l’avversario, si guardano i video, si studiano i compagni, gli errori. Prima potevi vincere le partite anche da solo, oggi è quasi impossibile senza la squadra. Ci sono i giocatori che fanno la differenza, aiutano, però il gioco è il responsabile principale".