"OCCHI PUNTATI SU", Stevan Jovetic... e la Fiorentina riscopre il trequartista
La partita col Catania segna probabilmente una svolta nella stagione della Fiorentina o meglio, conferma (forse definitivamente) la scelta di Cesare Prandelli. Il modulo del futuro sarà il 4-3-1-2 con la figura del trequartista a "galleggiare" tra le linee, una via di mezzo tra il rifinitore e la vecchia mezzala. Qualcuno, cioè, che sappia costruire, portare il pressing ma anche concludere a rete. Furono gli anni 90' a sancire la "morte" sul campo del trequartista con il rigido 4-4-2 di Arrigo Sacchi, imitato qualche anno dopo da Ancelotti, prima nel Parma poi nel Milan. A farne le spese veri e propri "fenomeni" come Baggio e Zola, con il tamburino sardo costretto ad emigrare in Inghilterra, nel Chelsea. Oggi la valenza tecnico- tattica del trequartista vive una seconda giovinezza e gli esempi di Totti, Del Piero, Ronaldinho, o lo stesso Ibrahimovic, certificano la riscoperta definitiva del vecchio, mitico, numero 10.
Per la squadra viola è una sorta di ritorno alle origini visto che la sua storia è piena di giocatori con queste caratteristiche: da Miguel Montuori nell'anno del primo scudetto a Claudio Merlo nel secondo. Quindi il trequartista per antonomasia, Giancarlo Antognoni, seguito da Roberto Baggio (forse più punta rispetto a tutti gli altri, ma in grado di verticalizzare e rifinire il gioco come pochi.) E ancora Manuel Rui Costa, fino ai pionieri della Florentia Viola, Claudio Bonomi e Riccardo Maspero (li citiamo per non dimenticare mai "come eravamo" e "da dove veniamo".) Poi, con l'avvento di Cesare Prandelli, dopo il primo anno (il 2005-2006) dedicato al 4-4-2 con due finti esterni come Fiore e Jorgensen, è cominciata l'era del regista. Attore protagonista Fabio Liverani che ha dettato legge in mezzo al campo per due anni fino al cambio definitivo di questi ultimi mesi. L'ingaggio di Felipe Melo va, infatti, visto nell'ottica di schierare un centrocampista che coniugasse quantità e qualità e che, unitamente alla classe (ma anche all'abnegazione) di Montolivo e alla corsa di Kuzmanovic, riuscisse a supportare il trequartista di turno con le due punte, Mutu e Gilardino.
Prandelli è stato chiaro in più occasioni. Il calcio è in continua evoluzione e non ci si può fossilizzare su un solo modulo. E, aggiunge, il gioco sulle fasce ha fatto il suo tempo. Nessuna condanna definitiva, certo. L'uomo in grado di creare la superiorità numerica, capace di guadagnare il fondo e crossare (il vecchio
Claudio Sala piuttosto che Causio o Bruno Conti) è sempre ben accetto, ma alla lunga sviluppa un gioco prevedibile. Tradotto in casa viola, questo ha significato l'accantonamento di Semioli (e con lui la rinuncia a sette milioni di euro) e l'invenzione di Santana nel ruolo di trequartista, posizione da lui ricoperta in gioventù in Argentina ma mai, fino ad oggi, in Italia. Nel Palermo di Guidolin, Mario Alberto era una splendida ala destra, prima di riciclarsi in maglia viola centrocampista di sostegno alle punte, percorso, ironia della sorte, cominciato proprio nella trasferta di Palermo dello scorso novembre. Da quel giorno Prandelli è sembrato come folgorato sulla via di Damasco e non ha più rinunciato al 4-3-1-2, spostando Mutu più vicino a Gilardino e centrando così il doppio obiettivo di aprire gli spazi alle sgroppate di Vargas (il peruviano, in questo momento, appare trasformato) e avvicinare il romeno alla porta avversaria.
Ed eccoci a Jovetic. Ieri contro il Catania si era capito fin da subito che non era la giornata migliore per Santana. Tanto impegno, certosina attenzione ai dettami tattici con l'argentino che svariava su tutto il fronte d'attacco, prima a destra poi al centro fino a cercare spazi sulla sinistra, ma scarsa lucidità e poche idee. Con Semioli in tribuna (e con lui anche la possibilità di tornare al vecchio 4-3-3), Prandelli ha giocato la carta Jovetic, attaccante a tutto tondo, che predilige la posizione centrale dietro alle punte. Non più tardi di 24 ore prima lo stesso mister viola aveva dichiarato che la soluzione di un centrocampo a "rombo" con Jovetic vertice alto era una soluzione alla quale stava lavorando ma che era solo un progetto futuribile e non attuabile a breve termine. E invece, per smuovere una situazione che si stava cristallizzando, col Catania che chiudeva ogni varco e ripartiva con rapidità, il montenegrino ha rappresentato la mossa che ha sparigliato ed i frutti si sono visti immediatamente. Aggressione degli spazi, dribbling vincenti, ricerca spasmodica del tiro dalla distanza (ahimè, particolare tecnico da migliorare...) e siciliani che si sono sciolti come neve al sole. Se questa mossa aprirà una nuova era tattica per la squadra viola è presto per dirlo. Ieri c'era anche un Marco Donadel che garantiva maggiore copertura di quanto faccia Felipe Melo, anche se il brasiliano appare elemento, in questo momento, imprescindibile per la manovra gigliata. E allora l'impressione è che si andrà avanti con Santana, finché l'argentino avrà birra in corpo, ma il futuro è segnato. Jovetic, Mutu, Gilardino...e chi li ferma più!!!