OCCHI PUNTATI SU...Dario Dainelli
Ad essere dietrologi e anche un po’ maligni mi vengono due pensieri: il primo è che Dainelli vuole andare al Palermo (magari in uno scambio con Barzagli) e per questo Dario ha giocato una delle migliori gare della stagione; il secondo è che, a prescindere dalla sua prossima destinazione, il centrale viola giocherà alla morte tutte le gare di qui alla fine del campionato per strappare un nuovo contratto alle migliori condizioni possibili; ce ne sarebbe poi un terzo che vede Dainelli impegnato a dimostrare a Corvino di valere molto più del 40% di aumento sul contratto che il ds di Vernole ha proposto al difensore viola. La verità è ovviamente molto più semplice: Dainelli è un buon difensore (in alcune partite più che buono, quasi ottimo), sta bene fisicamente, ha trovato un’intesa ottimale con Gamberini e per questo sta mettendo in campo la risultante di tutti questi fattori. Se aggiungete che finalmente il capitano viola (per chi lo avesse scordato, infatti, porta la fascia al braccio), sembra aver eliminato quelle amnesie che ne hanno da sempre minato il rendimento, il gioco è fatto.
Mettiamo sul piatto un po’ di numeri: il centrale di Pontedera (che vanta anche una presenza in nazionale) ha finora disputato 23 partite su 27 per 2020 minuti giocati, ha realizzato una rete, ha subito 4 ammonizioni e nessuna espulsione. Emerge quindi il quadro di un calciatore sostanzialmente corretto (forse troppo per un difensore) e continuo nel rendimento; un elemento positivo insomma.
Negli ultimi tempi però, il nome di Dainelli sta riempiendo le pagine dei giornali non per la bontà delle sue prestazioni bensì per la querelle sul rinnovo del contratto; da una parte Corvino che gli ha offerto il 40% in più dell’attuale ingaggio (si dice che comunque a conti fatti non si arriverebbe al milione di euro), dall’altra Dario che non cede ed è affascinato dalle sirene nordiste (Juve, Inter). Sgombriamo il campo dagli equivoci e diciamo la nostra: Dainelli non è, e non sarà mai il sopracitato Beckembauer, ma è sicuramente un buon elemento, tecnicamente valido, e con discreti margini di miglioramento (ha solo 27 anni!). E’ altrettanto vero che Corvino ha ormai imboccato la strada della coerenza fatta di tetti salariali e contratti di durata proporzionale all’età dei calciatori con un occhio di riguardo verso i giovani (in alcuni casi giovanissimi). Come spesso accade quindi la verità sta nel mezzo e vi poniamo la domanda: conviene a Dainelli lasciare una piazza dove sta nascendo un progetto ambizioso, e dove un posto in squadra non si nega a nessuno? E conviene a Corvino rinunciare ad un elemento che “fa spogliatoio”, è nel pieno della maturità, e tutto sommato costerebbe il giusto? Ai posteri…