"OCCHI PUNTATI SU...", Cesare Prandelli e una sconfitta annunciata
Si respirava un'aria strana intorno a questa partita. Anzi estendiamo il concetto, intorno a questa Fiorentina. A gettare il sasso nel mare magnum della discordia era stato il padre putativo di questa squadra, il fratello maggiore di "quasi" tutti i giocatori viola, Cesare Prandelli. Usiamo questo avverbio, quasi, perchè lo stesso Cesare aveva lanciato il grido di allarme non più tardi di due giorni fa: "Attenzione perchè i nuovi non si sono ancora integrati con i vecchi", messaggio sibillino nella quantità dei termini ma non nella qualità. E allora il tecnico di Orzinuovi, resosi conto di non avere più il controllo dello spogliatoio (o meglio, di non averlo ancora), come ogni buon genitore aveva sollevato il problema senza alzare la voce, alternando il bastone con la carota. Galleggiava sulla stessa linea del subliminale il vice - senza portafoglio di Prandelli, Martin Jorgensen, che davanti a stampa e microfoni ammise candidamente che si sarebbe accontentato di un pareggio contro la Lazio. Segnali precisi, inconfutabili di un malessere latente pronto ad esplodere, prodromi di una sconfitta, ahimè, annunciata.
La partita di ieri sera ha confermato tutto questo ed ha indicato chiaramente che non tutti stanno seguendo il credo di Cesare, illusi (azzardiamo) da panegirici estivi che hanno avuto un effetto devastante sulle menti ancora vulnerabili dei giovani viola. Facciamo qualche esempio: Juan Manuel Vargas, irriconoscibile, sta pagando una scalata verso il Paradiso superiore alle sue facoltà caratteriali. Da Catania a Firenze, il prezzo ed il peso del suo cartellino (12 mln. di euro) hanno fatto il resto e di contro, chi non scende in campo per fargli posto (leggi Pasqual ma anche Gobbi, guada caso due della vecchia guardia), certo non contribuisce alla compattezza dello spogliatoio. Gilardino e Felipe Melo: apparentemente nessuna responsabilità da parte loro ma, di fatto, hanno spodestato due fra i senatori storici, Pazzini e Donadel, che si trovano così a mangiare il pane duro della panchina. E potremmo continuare perchè Santana e Semioli forse non vedono di buon occhio il nuovo fenomeno Jovetic e Dainelli potrebbe non aver digerito l'estenuante tira e molla estivo, va o resta, farà ancora il capitano, non farà più il capitano, condito dai mugugni costanti del pubblico viola.
Un capitolo a parte lo merita Adrian Mutu. Sembra scontento il romeno, assente, forse si è pentito di essersi lasciato convincere a restare in viola o meglio, i dubbi e le frasi infelici del suo procuratore hanno infastidito lo spogliatoio? Per assurdo potremmo considerarlo un nuovo acquisto dato che nel ritiro di San Piero Adrian è stato prima ceduto e poi riacquistato. Sarà riuscito, quindi, ad reintegrarsi con i vecchi compagni? Sono supposizioni, ipotesi (chi può dire quali sono i veri motivi?), qualcuna, ci rendiamo conto, è alla stregua di una provocazione; ma se anche fossero vere (direbbe il tifoso ottimista), la storia del calcio è piena di queste storie, non c'è da preoccuparsi. Ci spiace per quel tifoso ma non è il caso della Fiorentina. Da quando c'è mister Prandelli, infatti, il gruppo è sempre stato sacro e lo spogliatoio inviolabile. Il gruppo, sempre il gruppo, fortissimamente il gruppo che è stato capace di assorbire due qualificazioni alla Champions League scippate, estorte, derubate...a voi la scelta, che è stato capace di recuperare 15 punti di penalizzazione, che comunque ha sempre avuto un solo punto di riferimento, una sola Stella Polare da seguire. Prandelli non ha perso tempo, ha denunciato il malessere facendo scoppiare il bubbone, e come in tutte le malattie che si rispettino, dopo la fase acuta (non immaginiamo una fase più acuta di quella vista all'Olimpico), c'è l'auspicabile ripresa. Ripetiamo, non conosciamo i motivi del perchè si sia arrivati a questo, ma ci conforta il fatto che siamo solo all'inizio e c'è tutto il tempo per rimediare e per recuperare. Una cosa però è certa, questa non è la Fiorentina di Prandelli, non lo è per adesso. Siamo solo alla quarta giornata, sabato arriva il Genoa, martedì 30 lo Steaua per la Champions League e la domenica successiva i viola affronteranno il Chievo, a Verona. Non c'è tempo per piangersi addosso, il tempo lavora per la Fiorentina e per un uomo che seppur deluso, vuole ancora un bene immenso alla sua creatura.