I RACCONTI DELLA FIESOLE, "Il gemellaggio con i veronesi ha rovinato la curva"

"Lo dico sinceramente, sarà per ragioni politiche o meno ma io credo che una delle rovine della curva sia stato scimmiottare i veronesi. Svendere la nostra identità, fare i loro lecca... in particolare da fine anni 90 in poi, ci ha reso ridicoli agli occhi di coloro che in tutta Italia ci vedevano come modelli di tifo ultras. Mi spiego meglio: più affine a genoani ed atalantini, la nostra indole originaria era spontaneista, dissacrante ma non goliardica, aggressiva ma non squadristica. Non mi riferisco tanto ai pezzetti di giornale usati come coriandoli alle formazioni, né alle trombe elettriche, quanto piuttosto al modo di vivere certe trasferte. La più eclatante differenza in questo senso la segna Brescia verso fine anni 80. Mentre i veronesi si presentano armati fino ai denti perché il mercoledì precedente avevano segato i termosifoni della stazione lombarda, e divelto varie insegne stradali nel percorso fino allo stadio, noi pischelli viola ci apprestiamo ad una domenica sicuramente turbolenta con il massimo dell’incoscienza. Il timore non esiste perchè sui due bus in partenza dal Bar dei pini si raccoglie effettivamente la crema dei ventenni dell’epoca: tutto quell’Isolotto che rappresenterà la spina dorsale dei Rossi del calcio storico in anni a venire e tutta Campi spregiosa con lo striscione dell’Alcool all’esordio assoluto. Insomma, un’atmosfera unica per quell’alleanza che ci ha reso grandi.
Arrivati a Mompiano, senza che nessuno avesse in mente niente, appena la portiere si aprono ci fiondiamo verso i bresciani; dopo averli spazzati via sotto la tribuna puntiamo dritti la loro curva. Solo l’arrivo di polizia che spara colpi in aria impedisce il compiersi dell’impresa. Ma non finisce qui. All’interno dello stadio, carichi come molle, i ragazzi di Campi battezzano il loro meraviglioso striscione ed i loro inni coniati per l’occasione con un po’ troppa esuberanza. I carabinieri sotto di loro li richiamano all’ordine finchè Ivan, spazientito, si alza sulla balaustra e con un anfibio colpisce in volto il maresciallo. Per venti minuti è il finimondo. Tornata a fatica la calma, in mezzo alla nostra curva accendiamo un fuoco per riscaldarci e di nuovo la celere, stavolta giunta in massa, ci carica con violenza. A fine partita la scena è surreale: al centro ci siamo noi ed i carabinieri a leccarci le ferite, in alto ed in basso plotoni di celerini esasperati, ai lati tifosotti lombardi sconcertati ed impauriti. Ma quella domenica pareva non finire mai: i ragazzi di casa, quasi a voler far pari, ci assediano nell'antistadio. Al solito, reagiamo con forza e questa è di nuovo l’occasione per lunghi minuti di scontri dentro, fuori lo stadio ed un po’ dappertutto. Tutto ciò solo per dire che andare a Verona, da gemellato o contro il Chievo, rappresenta per me una noia mortale, che io baratterei tranquillamente una squadra più che mediocre con i 500 sbandati di allora e che i migliori in Italia sono in questo momento per colore, coerenza e numero i pisani. "
La foto è stata ripresa da fototifoviola.tifonet.it
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