Assalto al Venezia, senza calcoli. Manca Kean, ma non può essere un alibi. Vincere per agganciare il Bologna. Tre partite per capire chi merita di restare, il furore agonistico ora conta più di tutto. Onore al Verona: 40 anni fa lo scudetto

Appuntamento in laguna che definire decisivo è un eufemismo. La Fiorentina si gioca una delle tre carte rimastele in mano e non può sbagliare. Senza calcoli, tentennamenti, riflessioni inutili, non serve nulla di tutto questo. Persino il gioco passa in secondo piano. Ora la tattica è meno importante del furore agonistico. Conta l'interpretazione che i viola sapranno offrire rispetto ad una sfida spinosa come un cactus.
Il Venezia rischia seriamente la retrocessione. Come la Fiorentina - anche se i viola corrono per altri obiettivi - deve fare vendemmia di punti da qui al termine del campionato. Tra le due formazioni ce ne sono 33 di differenza, un dato eloquente, ma che rischia di diventare fuorviante per i viola. Il Venezia gioca un calcio gradevole, in campo sa esattamente cosa fare, al netto di certi limiti tecnici, altrimenti non sarebbe penultimo, a 2 lunghezze dalla coppia Empoli-Lecce. Ha una buona difesa, infatti tra tutte le squadre che sperano di salvarsi è quella che ha subìto meno reti (49). Nel faticoso cammino stagionale ha comunque strappato un punto al Napoli, oltre ad aver firmato un pareggio spettacolare a Torino con la Juventus.
L'eliminazione in coppa non ha soltanto lasciato un retrogusto amaro nella bocca dei tifosi, ma ha costretto Palladino e i suoi uomini ad uno sforzo massimale per portare 9 punti a casa. Senza se e senza ma. Il tecnico farà ancora a meno di Cataldi - il suo equilibrio manca davvero - e anche di Kean. Moise si è infortunato nella battaglia col Betis, un problema muscolare che speriamo possa riassorbire in vista Bologna. Cataldi e Kean sono due pedine fondamentali per Palladino, ma non ci possono essere alibi. La Fiorentina oggi deve vincere per forza, non esistono alternative. Queste ultime tre gare saranno anche l'occasione per giudicare definitivamente chi merita di restare a Firenze e chi invece dovrà fare le valigie. L'atteggiamento - rimarcato giustamente anche da Palladino nel post Betis - dei subentranti ha fatto suonare un campanello di allarme: forse qualcuno non è sintonizzato sulla frequenza giusta. L'unico che ha combinato qualcosa è stato Richardson che a Venezia potrebbe giocare dal primo minuto nel mezzo con Fagioli e Mandragora. In attacco toccherà verosimilmente a Beltran, altro che ha deluso molto con gli spagnoli. L'argentino dovrà fabbricare una grande prestazione. Al suo fianco ci sarà Gudmundsson pure lui modesto nelle recenti apparizioni. L'islandese deve graffiare in questi 270 minuti conclusivi, altrimenti tornerà in discussione il suo riscatto dal Genoa. Davanti a De Gea rientrerà Pablo Marì (fuori dalla lista Uefa). Ai suoi lati Pongracic e Ranieri. Esterni Dodò e Gosens.
Un trionfo in questa giornata consentirebbe ai viola di agganciare il Bologna a quota 62 in classifica: i rossoblu saranno al Franchi domenica prossima, la chance è ghiotta. La Fiorentina poi chiuderà i lavori a Udine il 25 maggio. C'è ancora Europa nel radar di Palladino, solo che bisogna guadagnarsela. Anche se il sesto posto potrebbe valere Conference League...
Chiudiamo con le immagini da brividi per i festeggiamenti del Bentegodi. Ieri in campo hanno sfilato gli eroi dello scudetto dell'85. Oggi saranno esattamente 40 anni da quella vittoria straordinaria. Un club non metropolitano che saliva sul tetto più alto del calcio italiano. Nel '91 ci sarebbe riuscita anche la Sampdoria, ma le due storie sono imparagonabili. Il Verona veniva da un cammino da squadra provinciale, mentre la Samp di Mantovani aveva già vinto la Coppa delle Coppe e 3 coppe Italia, con un presidente che comprava solo i giovani migliori in circolazione, spendendo una quantità copiosa di danaro, a partire da Vialli e Mancini. No, il Verona infranse le leggi del pallone, puntando su giocatori che le altre società avevano salutato con troppa precipitazione. Il centrocampo titolare del Verona tricolore aveva tre viola: Antonio Di Gennaro, Gigi Sacchetti e Luciano Bruni. Perché gli errori a Firenze si facevano anche a quei tempi... Bagnoli fu l'artefice di una cavalcata pazzesca, il demiurgo di un sogno diventato realtà. In quella stagione (sarà un caso?) ci fu anche il sorteggio integrale degli arbitri. Chi scrive si è emozionato ieri nel rivedere quei fantastici ragazzi mentre ricevano il saluto dello stadio gialloblu. Quanto tempo è passato, ma sembra ieri...
Onore ai "butei" veronesi.
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