VALENTINI A FV, SPERO UNANIMITÀ LEGA SIA AUTENTICA. SERIE A, DECIDA IL GOVERNO
Il futuro della Serie A è appeso ad un filo. Malgrado la volontà della Lega di A, ribadita in un'Assemblea anche nelle scorse ore, il calcio in Italia aspetta le decisioni del governo e deve far riferimento alle istituzioni che dovranno dare l'ok per una ripartenza in sicurezza. Per approfondire diversi temi, la redazione di FirenzeViola.it ha contattato, in esclusiva, l'ex dirigente della FIGC, Antonello Valentini.
I club di Serie A, riuniti in Assemblea, hanno ribadito l'unanimità per concludere il campionato. Che segnale è?
"E' un segnale finalmente di unità, responsabilità e che salvaguarda gli interessi di un settore produttivo come il calcio perché così come la moda, il turismo, ha il diritto e il dovere di prepararsi a ripartire. Se sarà possibile lo deciderà il governo che è l'unico che ha la titolarità a decidere. Auspico che questa unità ribadita in Lega sia autentica perché nelle scorsi giorni sono arrivate telefonate a Spadafora discordanti rispetto ai pareri emersi dall'Assemblea".
Le ordinanze in Emilia-Romagna ed in Campania permetteranno gli allenamenti nei centri sportivi per 5 club di A. È d'accordo con questa decisione?
"Ritengo che Bonaccini (Presidente Emilia-Romagna, ndr) sia stato uno dei mgiliori presidenti di regione nella gestione della pandemia, ma non condividio la decisione di discostarsi dalle prescrizioni del governo. Spadafora non ha tenuto, anche nei giorni scorsi, un comportamento lineare e coerente e dovrebbe spiegarci perché Immobile può andare ad allenarsi da professionista nei parchi pubblici e non può farlo in un ambiente più protetto come il centro sportivo".
Gravina ha dichiarato che non fermerà il campionato per sua volontà, ma che, per la sicurezza, andrebbe aspettata almeno primavera 2021. Non è un po' un controsenso?
"Non credo perché sappiamo tutti che bisognerà convivere con il Coronavirus. Gravina e la FIGC hanno tenuto la barra diritta con senso di responsabilità. Nessuno vuole finire il campionato di Serie A a tutti i costi, nessuno sostiene che il calcio sia irrinunciabile, ma il calcio ha il dovere di prepararsi a ripartire. Gravina sta provando a concludere il massimo campionato italiano e la Serie B, ma è chiaro che non può firmare il blocco dei campionati perché sarebbe come dare una pugnalata a se stesso. Se il governo deciderà che non ci sono le condizioni di tutela non si ripartirà".
Si trova in sintonia con le prese di posizione di Spadafora sulla ripresa del calcio e con il suo scetticismo?
"Francamente devo dire che si sta molto impegnando, ma dall'inizio di questa vicenda così dolorosa non ha tenuto un comportamento coerente, ma è andato un po' ondeggiando. Ho l'impressione che gli manchi la conoscenza della situazione sportiva e calcistica e faccia fatica a calarsi in questa realtà. Avrebbe bisogni di più consiglieri e meno 'consigliori' che provano a manovrarlo come un burattino".
Come si spiegano tutte queste divergenze tra UEFA e FIFA?
"Sono storiche, ma mi auguravo che davanti al Coronavirus potessero trovare un punto d'intesa. L'UEFA ha un interesse legato anche ai diritti tv, prevalentemente economico, al fine di terminare Champions ed Europa League e fissa anche delle condizioni per concludere il campionato il 2 agosto. La Serie A, se riprende, deve disputare troppe partite e quindi, secondo me, questa deadline è sbagliata. L'UEFA deve governare 55 federazioni europee, deve tutelare i propri interessi e si scontra con paesi che prendono decisioni opposte".
Quanto reputa fondamentale per l'economia dell'Italia la ripartenza di questo movimento e quanto invece può essere un boomerang dal punto di vista della salute?
"Su quanto può essere dannoso non sono in grado di dirlo perché spetta agli esperti, ma senza dubbio la tutela della salute deve essere la motivazione più importante: il calcio si può anche fermare. Ciò non toglie che si debba preparare a ripartire, dà lavoro a molte persone, versa 1 miliardo e 400 milioni all'anno di tasse allo Stato".