MAREGGINI A FV, Che carica nella sfida del '91
Ripercorrendo nella memoria le vecchie sfide tra Fiorentina e Juventus, una di quelle che ci balza davanti agli occhi, oltre che per la vittoria, anche per le emozioni tradotte in immagini che rimarranno per sempre come quelle di una stagione del calcio fatta di passione, e che oggi ci sembrano un ricordo lontano, è quella del 7 aprile 1991. La coreografia disegnata dalla curva Fiesole la conoscono tutti e come ci ha confessato Gianmatteo Mareggini in esclusiva a Firenzeviola.it, è ancora oggi una delle più belle mai viste negli stadi di calcio di tutti i tempi. Sfondo bianco e i monumenti della città che si stagliavamo in viola di fronte agli avversari per fargli capire che nonostante si chiamassero Juventus, a Firenze erano giunti e da Firenze sarebbe dovuti uscire in qualche modo. Un'immagine più forte di qualsiasi parola, di qualsiasi concetto di rivalità che da sempre anima questa partita. Con Mareggini abbiamo ripercorso quei momenti per voi.
Come preparaste quella gara che rimarrà nella storia della Fiorentina?
Io ricordo molto bene la settimana che precedette la partita, perché abbiamo vissuto a stretto contatto con i tifosi. In quella settimana siamo stati caricati a mille dalla gente che ci è stata vicinissima. Ovviamente Fiorentina-Juventus è sempre una partita speciale, ieri come oggi, e nel corso di una stagione si può lottare per la Champions o per non retrocedere, però questa sfida è sempre un discorso a parte, perché in una sola partita è possibile riscattare qualsiasi delusione.
Secondo lei è stato pertanto un bene che ieri la Fiorentina abbia aperto le porte ai tifosi per la partitella di metà settimana?
Sicuramente. Poi visto che oggi c'è un po' di disamore per questa squadra secondo me avrebbero dovuto aprire le porte ogni singolo giorno di allenamento, mettere i giocatori di fronte ai tifosi e alle loro responsabilità. Questa difesa estrema dell'ambiente intorno alla squadra secondo me non è un bene, c'è bisogno di un po' pepe che dia degli stimoli in più, quelli in particolare che provengono da chi ti sostiene. Per noi all'epoca era tutto sommato normale, mentre oggi sembra una situazione eccezionale. La Fiorentina di quest'anno manca di carica interiore, pecca di volontà e i suoi tifosi gli sarebbero stati di grande aiuto.
Riviva insieme a noi il momento in cui entraste in campo il 7 aprile 1991. Che sensazioni ha avuto?
È strano perché quando sono entrato ho avuto un brivido molto forte, ma pensavo solo a rimanere perfettamente concentrato, tanto che non feci molto caso alla coreografia, l'ho rivista poi dopo, quando si riavvolge il nastro della partita! Pensavo solo ai giocatori avversari che avevo davanti, a Tacconi in particolare e agli altri grandi campioni che avremmo dovuto affrontare. Ero carico.
E poi lei parò il famoso rigore che Baggio rifiutò di calciare.
Sì è vero, parai il rigore a De Agostini, però quell'episodio con il tempo è stato un po' montato. Non è propriamente vero che Baggio 'non volle tirare il rigore', ma io so che la decisione era stata presa dall'allenatore Maifredi già prima della partita. Da una parte perché De Agostini era il rigorista designato, anche in Nazionale, e dall'altra perché io conoscevo bene il suo modo di calciare avendolo avuto come compagno di squadra fino a l'anno prima. Con ciò sicuramente l'essere stato l'ex eccellente della partita avrà avuto un peso e Baggio non può non averlo considerato.