BEATRICE JR A FV, LA MIA VITA FERMA A 33 ANNI FA. GRAZIE DEI MESSAGGI, STASERA SARÀ IN CAMPO ANCHE MIO PADRE
"Trentatré anni sono volati ed anche se da allora lo penso tutti i giorni oggi la nostalgia è più forte. Io avevo 8 anni e ricordo quando mia madre disse a me e a mia sorella Claudia che dovevamo salutare il babbo perché partiva per un lungo viaggio, ricordo la sua mano irriconoscibile dalla finestra della camera asettica. Io e la mia famiglia ci siamo fermati a quel giorno". A raccontarlo a Firenzeviola.it è Alessandro, il figlio di Bruno Beatrice, mediano della Fiorentina degli anni 70, morto esattamente 33 anni fa per una leucemia. Una morte per la quale la famiglia, che la ritiene causata da terapie allora in voga come la Roentgen terapia per curargli una pubalgia, aspetta ancora giustizia.
Alessandro, che giornata è oggi per lei? "Stamattina guardavo mia figlia Viola e pensavo a quante cose ha perso mio padre e quante ne abbiamo perse noi familiari, mia madre e noi figli. Anzi, quante cose gli hanno fatto perdere. Quando era al Montevarchi voleva prendere il patentino da allenatore, tutti i suoi compagni sono rimasti nell'ambiente, chissà cosa farebbe lui ora. Gli hanno impedito di prendere un treno che lo portava ad una nuova carriera".
A marzo la sentenza di primo grado vi ha dato torto, ma la battaglia legale va avanti, vero? "La sentenza ha detto che non c'è un collegamento tra i medici e la morte perché non ci sono testimonianze sulla loro presenza nella camera del babbo. Inoltre la Ctu dice che è difficile che i raggi provochino una leucemia ma altri medici non la pensano così per cui noi non ci arrendiamo e abbiamo proposto l'appello, siamo rimasti molto amareggiata per la sentenza del 10 marzo scorso. Io non posso perdonare chi gli ha fatto queste terapie, perché non si rende conto che per farlo giocare a tutti i costi ha fatto del male ad una famiglia".
Cosa lo conforta in questa giornata? "Aver ricevuto tanti messaggi per ricordare il babbo. E dopo 33 anni non è scontato e mi fa piacere, significa che ha lasciato davvero qualcosa di buono. Dalle parole capisco che era un giocatore con caratteristiche uniche, con una grande forza fisica, grandi polmoni e che stava con il fiato sul collo degli avversari. Ringrazio anche la Fiorentina per averlo ricordato".
Che rapporto c'è con questa nuova proprietà? "Conoscevo già Antognoni e Ferrari ovviamente ed ho conosciuto Barone. Mi ha dato l'impressione che conoscesse la storia viola e mi ha ascoltato guardandomi negli occhi, come non fece mai Andrea Della Valle, che alzava quasi un muro. L'impressione che ho anche di Commisso è buona, di rispetto verso il passato e che non metteranno nel dimenticatoio chi ha indossato la maglia viola e ha fatto gioire i tifosi. E a proposito di tifosi, sono un amante della Curva Fiesole, c'è sempre per me. Li ringrazio per gli striscioni passati, le telefonate e gli incontri, mi hanno fatto rinnamorare della Fiorentina".
Questa Fiorentina le piace? "Purtroppo ho la sensazione che manchi nello spogliatoio chi dia uno stimolo maggiore, un input per fare bene. Credo anche che la squadra psicologicamente senta la mancanza del pubblico che li sostenga o li fischi quando serve, che dia ai giocatori la giusta adrenalina. Mi piace pensare che stasera mio padre Bruno scenda in campo e li prenda per mano, ne sono sicuro. Ogni volta che lo hanno ricordato è andata bene, perciò sono fiducioso. Un nuovo Beatrice? Ora non c'è".