VIOLA BELLA DI NOTTE. METTE SOTTO LA JUVE, È SETTIMA E ACCIUFFA L’EUROPA
In una bella serata fiorentina di primavera, lo stadio Franchi delle migliori occasioni accoglie la Juventus per l’ultima giornata di un campionato positivo, ma ambivalente, infatti era stato proprio dall’ultima sconfitta patita in Coppa italia dalla Juventus che era iniziato uno strano e inspiegato declino di gioco e risultati che aveva portato i viola a ridursi all’ultima giornata per tentare di centrare un obiettivo meritato per ciò chè stato prodotto in tutta la stagione, ma che era a serio rischio.
Come nelle favole l’ultimo avversario, decisivo per l’esito del campionato, era di nuovo la Juventus, l’ultimo obiettivo era la Conference un’Europa più povera, ma comunque allettante per chi, come i viola, mancava dalle coppe dalla stagione 2016- 2017. L’esito della serata viola dipendeva anche, in caso di mancata vittoria dei gigliati, dalla sfida tra Atalanta ed Empoli, la contemporaneità delle due partite, fatto raro ormai nel calcio degli anni ’20 del secondo millennio, era un’emozione in più per i cuori degli sportivi.
La curiosità invece, prima del calcio d’inizio era che i milioni del calciomercato di gennaio, per parte viola e bianconera partivano tutti dalla panchina: fuori dall’undici ospite infatti l’ex viola Vlahovic, entrato solo a 20’ dalla fine e non accolto proprio affettuosamente dai suoi ex tifosi, e fuori dai titolari gigliati anche i due giocatori acquistati dopo la cessione del serbo Cabral e Ikone, entrati entrambi nella ripresa.
Iniziata la gara la Fiorentina partiva con il suo solito mantra del possesso palla, vera cifra viola di quest’anno, un leitmotiv che produceva forse meno di ciò che Italiano sperava, ma comunque sfociava in due buone occasioni per Bonaventura attorno al 25’, due conclusioni da dentro l’area che morivano senza fortuna sul fondo.
Dall’altro versante la Juventus, ben contenuta dalla difesa viola, non metteva praticamente mai in pericolo la porta di Terracciano, impegnato solo nel consueto dialogo coi piedi coi compagni, tipico del gioco di Italiano. La prima frazione andava così verso un finale in cui la Fiorentina aveva raccolto meno di quanto costruito in tutto il suo buon primo tempo, ma la sorpresa deflagrava allo scadere di frazione, al 45’ quando una palla ballerina in area bianconera ed uno scontro di zucche tra PIatek (bravo a fare a sportellate stasera) e Chiellini (con quest’ultimo sanguinante costretto ad uscire), regalava la sfera sui piedi di Duncan, il ghanese tirava una botta secca alle spalle di Perin per la prima gioia del Franchi.
Nella ripresa Allegri, quasi a snobbare il match, del resto la Juve aveva la testa sgombra e più nessun obiettivo, inseriva il suo terzo portiere, Pinsoglio.
La banda Italiano rientrava con la medesima voglia di palleggiare e disegnare trame di gioco, Gonzalez ci provava in avvio con un’acrobazia su palla dalla sinistra, a 20’ dalla fine entrava anche Ikonè per Saponara, autore di una buona gara come molti suoi compagni.
In quei minuti toccava anche a Vlahovic,che risulterà innocuo, malgrado i sorrisetti a far mostra di indifferenza ai fischi ed alle contumelie provenienti dagli spalti. Al 77’ Piatek incornava, munito di turbante, ma Pinsoglio faaceva il miracolo.
La gara tramontava, la Fiorentina che aveva ampiamente messo sotto una Juventus, onestamente poco arrabbiata, avrebbe meritato almeno il raddoppio: ma la lancetta scorre oltre l’80’ e il vantaggio di misura regge, lo stadio canta da commuoversi.
Italiano fa qualche cambio per guadagnare secondi, entrano Cabral e Torreira e i viola continuano a contendere palla su palla ai bianconeri, scavalla l’85’, e la banda Italiano riprende a tessere la sua tela di Penelope di passaggi per portarla in fondo, ed arriva così il 91’ quando Torreira s’avvia dentro l’area e viene steso, è rigore solare, batte Gonzalez e la infila dentro.
La Fiorentina è settima in classifica finale e spicca il volo per l’Europa.
Non è la Champion’s League dice qualcuno storcendo il musino, ma è una Coppa europea chiamata Conference League che alla città di Firenze manca dal 2016-17 e fa viaggiare la squadra e i suoi marchi per tutto il continente, con dietro i giornalisti e tanti tifosi. Ed è un passo molto importante nella crescita del progetto Fiorentina, senza contare che non andarci dopo questo po’ po’ di campionato e dopo aver venduto il proprio bomber a gennaio, sarebbe stato un piccolo disastro.