DRAGOWSKI, MA PERCHÉ LUI? DECISIVO L’ERRORE DEL PORTIERE RIPESCATO. JUVE DIFESA SUPER, LA FIORENTINA PAGA LE TROPPE ASSENZE. FUORI DALLA COPPA CON ONORE. RESTA UNA GRANDISSIMA STAGIONE: ADESSO TUTTO SULL’EUROPA

21.04.2022 11:30 di  Enzo Bucchioni  Twitter:    vedi letture
DRAGOWSKI, MA PERCHÉ LUI? DECISIVO L’ERRORE DEL PORTIERE RIPESCATO. JUVE DIFESA SUPER, LA FIORENTINA PAGA LE TROPPE ASSENZE. FUORI DALLA COPPA CON ONORE. RESTA UNA GRANDISSIMA STAGIONE: ADESSO TUTTO SULL’EUROPA

Non ho ancora trovato una risposta convincente alla domanda che mi insegue da ore e ore: ma perché ha giocato Dragowski?

Il portiere ripescato a sorpresa più di tre mesi dopo l’errore di Napoli proprio in Coppa, purtroppo diventa ancora il protagonista negativo nella serata decisiva, da dentro o fuori. Il verdetto è implacabile: fuori. A testa alta, ma comunque fuori.

E, vista così, sembra quasi una maledizione perché se all’andata era stata una sfortunatissima autorete di Venuti nel recupero a condannare la Fiorentina alla sconfitta, l’uscita a vuoto del portiere con gol di Bernardeschi ha tagliato le gambe e le speranze, ha fatto diventare impossibile una partita già complicatissima.

La Fiorentina ci ha provato, con meno lucidità di altre volte, ma proprio sulla partita dell’andata la Juventus ha costruito la sua serata e la sua qualificazione. Con il doppio vantaggio del gol in trasferta che in Italia vale ancora come una volta, ieri sera i bianconeri hanno sfoderato le cose che sanno fare meglio: difesa e contropiede. Allegri è bravo a fare queste cose, a leggere le partite, a prepararle e la Fiorentina s’è trovata davanti a un muro di centrocampisti e difensori che prima hanno chiuso le linee di passaggio, poi hanno marcato con precisione. Poche le occasioni per la Fiorentina che la sua partita l’ha fatta, ha tenuto palla (possesso finale 68 per i viola, 32 per la Juve), ma di occasioni ne ha costruite poche e raramente c’è stata la possibilità di saltare l’uomo, di portare giocatori al tiro.

Con in più l’assillo costante delle ripartenze dei bianconeri che negli spazi sanno andare come pochi. Il gol è arrivato al 32’, c’era ancora tutta una partita da giocare, questo è vero, ma la salita è diventata ancora più ripida e la Juventus s’è difesa più serenamente, senza assilli o preoccupazioni.

Proprio perché la Juventus ha chiuso tutte le linee di passaggio, non s’è mai vista la Fiorentina dominante e arrembante delle ultime settimane, il giro palla è apparso più lento, gli inserimenti dei centrocampisti scarsi.

Non possiamo non dimenticare le assenze, non si regalano a nessuno Bonaventura, Castrovilli. Odriozola e all’ultimo anche Milenkovic. Ma queste diventano attenuanti, forse scusanti, perché dalla Fiorentina ci aspettavamo di più.

E ieri sera non ho condiviso neppure le scelte di Italiano. Lo dico con l’onestà intellettuale che credo di meritare, sono un estimatore del tecnico, è lui l’artefice del miracolo Fiorentina, lo abbiamo detto mille volte e in tutte le salse, ma ieri sera qualcosa non ha funzionato.

Ho già detto di non aver capito la scelta di Dragowski, ma soprattutto ho dubbi sull’idea di dare a Ikoné il ruolo che era di Bonaventura e Castrovilli. Proprio l’assenza di entrambi i giocatori titolari del ruolo di interno di destra credo abbia condizionato Italiano. Forse ha voluto andare oltre, invece di un centrocampista con caratteristiche diverse dagli assenti (Maleh o Amrabat), s’è inventato Ikoné mezz’ala. Poteva essere una mossa geniale, di estremo coraggio, gestirla s’è rivelata un problema. È vero che c’era il risultato da ribaltare, ma certe partite si possono vincere anche ragionando, con i cambi, aspettando. I quattro attaccanti in campo all’inizio non hanno dato niente di più per la difesa ferrea della Juve, togliendo invece sicurezza e serenità nella fase difensiva. Sono stati tanti i contropiede presi nel primo tempo e la poca solidità ha tolto sicurezza anche alla manovra offensiva. La non buona serata di Nico Gonzalez e le difficoltà di Torreira hanno fatto il resto. Forse si poteva optare dall’inizio per Amrabat davanti alla difesa con Torreira centrocampista, non lo so, sicuramente Ikone ha galleggiato senza essere efficace né in costruzione né in zona gol. Era una serata difficilissima e complicata per mille ragioni, s’è rivelata anche sbagliata.

Pazienza e anche se lo dico con l’amaro in bocca, l’essere arrivati comunque a giocarsi una finale deve essere un motivo di orgoglio e non di depressione per una squadra che un anno fa lottava per salvarsi. Queste due sconfitte con la Juventus fanno parte di un percorso di crescita appena iniziato che ha dato frutti enormi e continuerà a darne.

So già che qualcuno ora tirerà fuori i soliti dubbi, rimetterà in gioco tante cose, ma la Fiorentina deve resettare in fretta il risultato e trovare invece dalla sconfitta dei momenti di crescita.

C’è l’Europa all’orizzonte, un obiettivo straordinario e fino a qualche settimana fa insperato. Restano sei partite da giocare, diciotto punti in palio, la Fiorentina deve mettersi nella testa che può farli tutti, l’obiettivo deve essere quello. E comunque saranno sei finali per concludere una stagione splendida con un traguardo che sarebbe un mini-scudetto del gioco e della personalità, sempre ricordando i quaranta punti appena messi insieme da questa squadra l’anno scorso.

Solo applausi e compattezza, quindi. La Fiorentina va sempre oltre i suoi limiti perché non bisogna mai dimenticare la differenza del livello tecnico che c’era in campo e che la Viola è comunque riuscita a mascherare finché ha potuto con personalità, idee e gioco.

Ieri sera ha funzionato meno bene? È vero, ma ci sono anche gli avversari.

Sono stati fatti degli errori? Vero anche questo, ma servono per crescere, anche l’allenatore è la prima volta che arriva a certi livelli e l’esperienza servirà.

Avreste messo la firma per giocare una semifinale di coppa Italia? Io so, averla giocata ed essere usciti a testa alta è tanta roba. Tantissima roba il campionato, grande la stagione. Avanti così.