TOLDO, Che fantasia Edmundo. Bati e Rui Costa...
L'ex portiere tra le altre della Fiorentina, Francesco Toldo, oggi dirigente sportivo, ha così parlato in diretta nel corso di Stadio Aperto, trasmissione in onda sulle frequenze web di TMW Radio: "All'inizio i giorni passavano, ma più avanti vai più ti rendi conto che stare distanti dalle altre persone pesa, soprattutto nei ragazzi che vivono la socialità nel quotidiano. Da ora in poi sarà più duro: fin qui ci siamo informati davanti alle tv, era tutto impensabile e c'era attenzione, ora la pazienza è più faticosa da mantenere ma dobbiamo dare l'esempio ai nostri ragazzi".
Cosa l'ha colpita di questi giorni?
"A livello negativo la velocità del contagio nel fare il giro del mondo. Incredibile quanto poco passa, finché vedevamo le immagini della Cina pensavamo "chi se ne frega!", poi dopo pochi giorni eravamo più coinvolti di loro. A livello scientifico è difficile capire come il calo rallenti più lentamente del contagio, ma è così. A livello positivo la familiarità in casa, si riscoprono certe novità, come la merenda del pomeriggio, che una volta eran normale".
E' sbagliato metterla con Rui Costa e Batistuta della Fiorentina in una Top 11 dei '90?
"Di quella Fiorentina avete scelto i più rappresentativi, quelli che hanno dato qualcosa in più. Non dimenticherei altri: la fantasia di Edmundo, le punizioni di Robbiati... Davvero un bel lustro".
Meglio finire la stagione, anche in estate, o non rovinare la prossima?
"Io avrei mollato lì, avrei detto chiudiamo e ci vediamo a settembre pronti e preparati. Senza assegnare lo Scudetto, ma dando la partecipazione alle coppe europee, ma questo è un parere mio personale, non c'entra con le discussioni quotidiane".
Com'è cambiato questo calcio?
"Il cambiamento veloce è dato dalla tecnologia, ci sono preparazioni scientifiche e personalizzate. I giovani sono sul pezzo, con tutte le informazioni che trovano online, conoscono bene le realtà europee, anche grazie ai giochi elettronici. Rispetto ai nostri tempi c'è molta più velocità e forse un po' meno fedeltà, ma questo fa parte delle generazioni: oggi alle prime difficoltà si tende a cambiare squadra, senza accettare alti e bassi".
Che ricordi di quell'Italia-Olanda a Euro 2000?
"Quel periodo l'ho vissuto in maniera serena e distaccata, solo dopo mi son reso conto della cassa di risonanza, e a vent'anni di distanza ancora i tifosi me la ricordano. Qualche segreto me lo sono tenuto, però io avevo già immaginato tutto la sera prima, mi sono auto-convinto, e questo insegnamento, che riporto ai ragazzi, dice che convinzione, tenacia e spavalderia, abbinati al talento, fanno sì che arrivi a vincere partite e alzare trofei, raggiungendo il proprio sogno".
Com'è cambiato il ruolo del portiere?
"Ci sono state modifiche nei tuffi, nelle uscite, bisogna stare attenti a non fare falli in uscita. In passato il portiere è stato molto bistrattato, non ricordo ammonizioni ad attaccanti che commettono brutti falli sul portiere. In più c'era l'espulsione se atterravi l'attaccante in area... La categoria andava protetta di più, ora invece è diventato tipo un difensore, bravo a giocare con i piedi. E lo spettacolo ne guadagna, perché prima, ricordo Zoff ai Mondiali '82, tenevano il pallone per minuti interi quando gli arrivava. In Spagna hanno anticipato l'evoluzione del ruolo".
Gli altri sport hanno dimostrato di essere più indipendenti dal denaro rispetto al calcio?
"Ammiro chi dice una cosa e procede su quella strada, come fatto dal basket e dal rugby. Nel calcio gli equilibri sono regolati dall'economia: sponsor e diritti tv. Preferirei si dicesse che viene prima la salute, e lo stanno dicendo, dovremo però abituarci a vedere le partite senza spettatori in televisione: se deve essere il male minore, decidano così. Noi da casa parliamo così, ma lì ci sono presidenti che hanno investito tanti quattrini. Senza la salute non si guardano né i film, né le partite".
Ci sono le realtà delle scuole calcio che dovranno chiudere.
"Sarà una ripartenza lenta. Purtroppo, come nell'economia, diverse realtà ci lasceranno le penne, chi dovrà riprendersi lo farà con fatica, e sta al Governo aiutarli, non tanto economicamente ma in quanto a regole. Vedo le difficoltà dei giovani italiani ad arrivare in gran numero in A, bisogna dare una spinta per ridare un impulso al movimento".
Cos'ha imparato stando in casa?
"Ad avere più pazienza, ed aiutare in qualche ricetta... Stare vicino ai miei figli, ce li stiamo coccolando".