RIBERY, Col club è finita come è finita. Ma i tifosi...
Franck Ribery ha rilasciato un'intervista all'interno dell'edizione odierna de La Gazzetta dello Sport raccontando un po' tutta la sua gloriosa carriera, menzionando anche la sua avventura a Firenze, condizionata, soprattutto, dal Covid-19. Queste le parole del campione francese con un estratto dell'intervista: "Firenze somiglia a Salerno perché anche lì vivono per il calcio. Città bellissima, piena di turisti da tutto il mondo. Si mangia molto bene. Col club è finita come è finita, ma la Fiorentina è stata una bella esperienza. Peccato aver giocato quasi un anno senza tifosi a causa del Covid. Ma la gente mi ha voluto bene: sono uno che dal campo esce sempre con la maglia sudata".
Cosa lascia al calcio Ribéry?
"Tante cose, credo. Il mio stile di gioco, la mia mentalità, la mia fame. Sono uno venuto dalla strada, e forse oggi non sono più tanti che come me hanno il dribbling, il guizzo, la fantasia… Penso che sia questo che le persone ricorderanno del sottoscritto. Non posso dire di essere stato il migliore, ma certamente sono stato diverso".
In 22 anni di carriera c’è qualcosa che avrebbe voluto dire e non le è stato chiesto?
"Quando ho voluto parlare, l’ho sempre fatto. E sempre per il bene del gruppo, perché io non sono egoista. Quando vedo le persone felici, sono contento. Ieri erano qui, all’allenamento, alcuni bambini malati oncologici. A uno di loro avevo mandato un video mentre stava in ospedale. Ci siamo incontrati, è scoppiato a piangere, mi ha abbracciato e non voleva più lasciarmi. Questa cosa per me non ha prezzo. Lui ricorderà per sempre quei momenti, e anch’io".
Ribéry, lei è stato uno dei primi cinque giocatori al mondo?
"Io? Sì".