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Blue monday viola: mai così in basso. E la classifica non è la cosa più preoccupante

Blue monday viola: mai così in basso. E la classifica non è la cosa più preoccupanteFirenzeViola.it
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Oggi alle 13:00Copertina
di Alessandro Di Nardo

Più giù di così non si poteva andare, più in basso di così c'è solo da scavare, cantava Daniele Silvestri nel 2002. Jacopo Fazzini non era ancora nato, mentre Luka Modric stava per diventare maggiorenne. I due sono divisi da diciotto anni, una differenza di età che è evaporata ieri sera sul prato di San Siro. A oggi, Luka Modric e Jacopo Fazzini possono essere paragonati solo per il taglio dei capelli - e il classe 2003 non ha mai nascosto l'ammirazione per il maestro croato, di cui è per adesso un pallido cosplayer -. Anche se la classifica della Fiorentina - ultima come mai a questo punto del campionato - è da brividi freddi, on c'è motivo di accanirsi con nessuno dopo una sconfitta sfortunata negli episodi in casa della prima in classifica, soprattutto su Fazzini, in toto uno dei meno peggio dell'avvio horror di stagione.

L'ex Empoli viene preso solo come esempio: quando al minuto trenta si apre davanti a lui un corridoio centrale da percorrere si trova davanti però il santone con la numero quattordici, sulla carta un mismatch perché non capita tutti i giorni in Serie A di poter puntare in corsa un 40enne, Fazzini però, quasi per reverenza e 'debito d'aura', ci rinuncia; qualche minuto dopo situazione simile, stavolta ci riprova, ma Modric lo chiude. L'ex Real Madrid - quattro titoli in Liga, sei Champions due Coppe del Re, cinque Mondiali per club e ci fermiamo qui perché sennò si fa notte - si è ripetuto anche con Dodo sul finire di gara. Il brasiliano aveva campo e spazio per puntarlo e fargli male, Lukita per un attimo ha svestito lo smoking e ha messo le galosce spazzando in fallo laterale. Non è solo un discorso retorico sull'umiltà dei grandi campioni, perché questo punto di vista si può rovesciare. Se da una parte troviamo una leggenda calata a pieno in un contesto da battaglia come quello del Milan di Allegri, dall'altra troviamo una squadra con poca fame e tanta paura. E quando un centrocampista con la paura nei piedi e negli occhi incontra un avversario con più fame e determinazione, il finale è sempre lo stesso, quello raccontato in precedenza. Della quarta sconfitta in sette gare di campionato della Fiorentina di Pioli preoccupa anche (e soprattutto questo), a maggior ragione perché la determinazione del Milan - anche nelle esultanze rabbiose a fine partita di Tomori e Gabbia - evidenzia cosa manca dall'altra parte. Difficile dire se sia carattere, leadership, los huevos mostrati a tratti - e in maniera alle volte un po' sopra le righe - da Luca Ranieri.

Le reazioni dei viola ai gol presi ieri in rapida sequenza sono più di rassegnazione che di rabbia. Ecco che il blue monday viola è inquietante soprattutto per questo. Qualcuno lo chiamerebbe body Language: la Fiorentina ha perso una partita senza opporre resistenza al corso degli eventi, anche dopo il gol fortuito di Gosens la sensazione era che l'inerzia sarebbe cambiata. Non c'era miglior momento per affrontare un Milan in piena emergenza, con solo tre giocatori di movimento da prima squadra in panchina. E invece, anche dall'ingresso dei subentrati, si è notata questa assenza di consistenza, questa mollezza d'animo mischiata alla paura per una situazione che si fa sempre più grigia. La Fiorentina ha avuto paura di osare e nella differenza di attitudine tra Modric e Fazzini sta racchiuso tutto.