A Vienna la Viola migliore: ora Pioli sa di avere in mano una squadra vera
Serviva dare un segnale. Brutto, sporco e cattivo, qualsiasi esso fosse. E sotto il diluvio di Vienna è arrivato. Con la Fiorentina che, con il 3-0 rifilato al Rapid, ha sfornato la miglior prestazione stagionale, una performance di sacrificio e qualità che l’ha proiettata ai vertici della classifica generale della “fase campionato” della Conference League. Un sospiro di sollievo per Stefano Pioli - che molto si giocava nella sera dell’Allianz Stadion - ma anche per la società stessa, che tanto domenica con Pradè quanto ieri nel pre-gara con il dg Ferrari si era presa le sue responsabilità difendendo a spada tratta tecnico e gruppo nel momento forse più delicato dell’era Commisso. Una ferma presa di posizione che è stata ripagata da una prova generosa e convincente fin dai primi minuti e che ha confermato che anche le cosiddette “seconde linee” in campo europeo possono dire la loro.
Una squadra vera: ora Bologna e Inter
Un toccasana davvero per tutto l’ambiente viola, dopo la randellata (morale) di San Siro e all’interno di una settimana che vedrà la Fiorentina affrontare in una manciata di giorni prima il Bologna - che ha vinto anche sul campo della Steaua Bucarest - e poi l’Inter, che sembra essere al momento la formazione più in forma del campionato. Basterà la Viola ammirata in Austria per rispondere colpo su colpo agli avversari? È decisamente presto per dirlo, anche perché - con il massimo rispetto - il Rapid Vienna ammirato ieri è sembrato solo la controfigura della formazione che due estati fa era riuscita a battere (con merito) la Fiorentina di Italiano, salvo poi volare fuori dai playoff di Conference al ritorno. Però il dato di fatto è che Pioli è potuto tornare a Firenze con la consapevolezza di aver ritrovato - forse per la prima volta in stagione - una squadra. Con gioco e identità.
Bene la difesa, che bravo Fortini
Una menzione di merito la merita in particolare la difesa, con un Comuzzo tornato ai suoi livelli (pur condizionato da un giallo preso nel primo tempo) e un Viti che ha fatto valere il suo fisico in tutte le circostanze. Ma anche gli esterni di centrocampo, Parisi e Fortini, hanno sfornato una prova di livello: per il 2006, al debutto da titolare in Europa dopo i 18’ con il Sigma Olomouc, la certezza di essere un valore aggiunto da utilizzare con maggiore frequenza. Da rivedere però qualcosa in attacco. Dove, se Dzeko - nei pochi palloni toccati - è stato determinante sia sul gol del vantaggio sia sul raddoppio (rete da vero opportunista, quella del bosniaco), Piccoli ha deluso le aspettative, non rispettando quello che di buono aveva fatto vedere nella prima giornata di Conference. Menomale che, stavolta, Gudmundsson è entrato col piede giusto.
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