PARMA - Castellini: "Contro la Fiorentina dobbiamo vincere"
Fonte: fcparma.com
"Il nostro obiettivo è già la prossima gara di domenica con la Fiorentina: indipendentemente dal fatto che ci troveremo davanti grandi giocatori resta comunque una partita da vincere". Pensieri chiari per Paolo Castellini, che attende con grinta ed ottimismo l'incontro con i Viola di Prandelli al Tardini. "Giochiamo in casa e dobbiamo impostare la gara per la vittoria, senza esasperare nulla o diventare pazzi. Le partite durano novanta minuti: con il Torino sembrava che finisse 0-0, invece siamo riusciti a vincere. Quella volta, insieme a Pioli, ci eravamo trovati tutti come se fossimo all'ultima spiaggia: non si trattava di voler salvare l'allenatore, ma di capire che eravamo arrivati ad un punto di non ritorno. Ogni partita che verrà in futuro andrà impostata con ordine, come abbiamo fatto nelle ultime due gare, cercando di avere la giusta intraprendenza per mettere seriamente in difficoltà gli avversari."
Paolo Castellini, ripensando alla partita di domenica quanto rammarico c'è per il modo in cui è arrivata la sconfitta?
"C'è tanto rammarico. Abbiamo difeso bene e con ordine, cercando di fare anche qualcosa di propositivo. Quandomancava pochissimo alla fine abbiamo preso gol in un modo un po' rocambolesco: Inzaghi d'altronde ci ha abituati a questi gol e quando un attaccante ne fa tanti in questo modo, alla fine non ha neanche senso dire che è fortuna, perché se capitano sempre a lui un motivo ci sarà
La verità è che nel secondo tempo stavamo soffrendo un po'e c'eravamo leggermente abbassati, ma eravamo a San Siro contro il Milan ed è normale che fossimo sotto pressione. A quel punto era anche dura ripartire da posizione più arretrata, ma arrivati lì poteva veramente finire con un pareggio. Rivedendo anche le immagini, ci poteva stare anche il rigore nell'azione del tiro di Budan contrastato dal braccio di Bonera. Ma con i se e i ma non si va da nessuna parte."
Da quando ci sono i tre centrali pare che lei giochi più convinto
"Obiettivamente siamo un po' più protetti con questo nuovo modulo. Quando ci si libera bene sulla fascia, si dà uno sbocco importante anche ai compagni, ed è più difficile essere pressati e si ha più tempo per la giocata, oltre ad essere molto utili per la fase difensiva. A Torino, in passato, avevo giocato quasi sempre in questo modo e forse è anche per questo motivo che dimostro di essere un po' più libero. Ma credo che, tutto sommato, in queste ultime due partite si sia visto un Parma migliore, con la giusta mentalità: non che prima non ci fosse, ma forse ora abbiamo messo in campo quel di più che dovremo avere nelle prossime diciassette partite, così da poter finalmente raccogliere punti e risultati.
Il nostro obiettivo è già la prossima gara di domenica con la Fiorentina: indipendentemente dal fatto che ci troveremo davanti grandi giocatori, resta comunque una partita da vincere. Giochiamo in casa e dobbiamo impostare la gara per la vittoria, senza esasperare nulla e diventare pazzi. Le partite durano novanta minuti: con il Torino sembrava che finisse 0-0, invece siamo riusciti a vincere. Ogni partita che verrà in futuro andrà impostata con ordine, come abbiamo fatto nelle ultime due gare e cercando di avere la giusta intraprendenza per mettere seriamente in difficoltà gli avversari. La Fiorentina è una squadra importante, con grandi qualità e ottimi giocatori: bisogna stare attenti a Toni, Mutu, che ti fanno la differenza in una giocata e non hanno nulla da invidiare a giocatori del Milan e dell'Inter. In più c'è un grande collettivo, creato grazie ad un buon lavoro fatto da Prandelli."
Cosa è cambiato da Empoli in poi?
"Il motivo principale è la mentalità che abbiamo avuto in campo. Il modulo c'entra fino ad un certo punto: con il Torino, insieme a Pioli, ci siamo trovati tutti come se fossimo all'ultima spiaggia e lì non si trattava di voler salvare l'allenatore, ma di capire che eravamo arrivati ad un punto di non ritorno. Questo è l'atteggiamento che dovrebbe accompagnarci anche nelle prossime gare per raggiungere la salvezza.
Anche all'andata della gara di Coppa Italia con la Roma avevamo già dato dei segnali positivi e pensavamo tutti di andare ad Empoli e fare una bella prestazione. Volevamo che fosse così e invece siamo stati vergognosi: probabilmente abbiamo dovuto vedere questo con i nostri occhi e forse sarebbe stato meglio fare gare così disastrose prima."
E ora una nuova Proprietà
"Questo darà grande serenità all'ambiente e mai come ora c'era questa necessità. Comunque voglio ribadire il fatto che, fino al cambio di proprietà, chi c'era prima ci ha fatto stare benissimo: ho trovato tantissime difficoltà in altre società dove magari sembrava tutto saldo, mentre qui fin dall'inizio non c'è mancato nulla.
Ovviamente ora si è arrivati ad avere un vero punto di riferimento costante e questo è certamente importante. Personalmente sono contento anche perché i quattro anni che ho firmato possono avere un grandissimo significato ed essere effettivi e questo mi permette di fare realmente parte di un progetto che sta nascendo e che non può che migliorare, perché Ghirardi ha voglia di far bene ed ha dimostrato con i fatti, anche se in un categoria differente, che voleva delle cose e le ha ottenute."
Si parla spesso delle difficoltà che può trovare un calciatore all'estero: lei, che può parlare con cognizione di causa, pensa che ci siano effettivamente queste difficoltà?
"La prima difficoltà a cui si può andare incontro è la lingua, che, ti piaccia o meno, devi imparare e quindi conviene entrare subito nel gruppo. Inserirsi bene in squadra e assumerne le abitudini è il segreto per assimilare al meglio un nuovo modo di vivere. Nella mia esperienza, posso dire che in Spagna (al Betis Siviglia, nda) si mangia e ci si allena ad orari diversi e i ritiri non ci sono. Noi in Italia siamo stati abituati fin dalle Giovanili ad avere regole ferree che effettivamente quest'anno ci hanno portato a vincere un campionato del Mondo, però abbiamo visto che le squadre spagnole, senza fare ritiri e grandi cose, ha vinto la Champions, la Uefa
Le difficoltà degli italiani sono proprio nell'ambientamento: addirittura in Inghilterra ci si trova all'ora di pranzo e poi si gioca un'ora e mezzo dopo. Noi italiani, forse, diamo troppa importanza a cose che alla fine non sono fondamentali: sembra quasi che noi andiamo in ritiro per chi ci guarda da fuori, come dire ai tifosi che noi abbiamo fatto il massimo. Alla fine non so quanto sia giusto. Molti vanno all'estero, magari hanno bisogno di queste regole che per assurdo non trovano. Alla fine è normale trovare qualche difficoltà all'estero, però io credo che rifarei l'esperienza, perché a me ha dato tanto."