"STORIE DI CALCIO", SORIANO A-LADRON...

Nell'immaginario dei tifosi viola è il precursore di Ovrebo, nella realtà... l'esecutore di un delitto perfetto. Come il panciuto danese, Emilio Soriano Aladren (arbitro spagnolo) rappresentò il braccio violento della legge, l'emanazione del potere. Quello più arrogante, più subdolo. Tanto che (secondo un'ironia tutta fiorentina) fu subito ribattezzato "Soriano Aladròn", per un'evidente assonanza fonetica con colui che ruba, colui che sottrae qualcosa di tuo per consegnarlo ad un altro. Nello specifico una squadra proveniente da Torino, vestita di bianconero, che tutt'ora osa lamentarsi degli arbitri come se niente fosse. Parliamo del 2 maggio 1990, dell'andata della finale UEFA tra Juventus e Fiorentina, di una partita stradominata dai viola e terminata (non si sa come) 3-1 per gli avversari.
Ma andiamo con ordine. "Che notte quella notte" direbbe Buscaglione, e tutto sembrava andare per il meglio: Fiorentina in grande spolvero che pochi giorni prima si era salvata in campionato con un roboante 4-1 sull'Atalanta. C'era il nodo Roberto Baggio da sciogliere, c'era sopratutto una finale europea da giocare, contro la nemica di sempre...la Juventus. "Ciccio" Graziani, da qualche settimana subentrato a Bruno Giorgi, se la giocava da viola, da ex-granata, da ex-romanista, di tutto di più contro i bianconeri, anche per lui l'avversario della vita. La Juve, dal canto suo, godeva dei favori del pronostico, di una finale di ritorno da disputare in campo neutro (la sede di Avellino si saprà due giorni dopo), della serenità di chi sa di essere protetto, tutelato. E così avvenne. Primo tempo di rara intensità, di rara bellezza, e di scellerata spreconeria da parte dei gigliati che subiscono il vantaggio di Galia dopo pochi minuti: cross di Schillaci dalla destra, e l'ex-comasco, lasciato incredibilmente solo in mezzo all'area, trafigge Landucci. Juventus-Fiorentina 1-0. Da questo momento comincia un'altra partita. Innanzitutto il pareggio di Renato Buso: percussione di Di Chiara sulla sinistra, cross teso per l'ex-juventino che incorna alle spalle di Tacconi. Siamo al 10', e Juventus e Fiorentina sono sull'1-1. I restanti 35 minuti saranno un monologo viola: Roberto Baggio si presenta due volte da solo davanti a Tacconi ma spreca incredibilmente (una rarità per il "divin codino" di solito cecchino infallibile, ma si sa... Roberto era più di là che di quà), lo stesso portiere juventino fu di gran lunga il migliore in campo, e la prima frazione finisce in parità. Nel secondo tempo arriva la "zampata" di Soriano Aladren (Aladròn... gli diamo il doppio cognome): è il 59', Schillaci crossa a spiovere in area viola, Casiraghi spinge platealmente Pin che respinge corto (è fallo, nettissimo, solo Aladròn non se ne accorge, o finge di...) si avventa sul pallone Aleinikov che tira, rimpallo che favorisce lo stesso Casiraghi (con Pin ancora a terra) e gol del 2-1. Proteste a non finire, Casiraghi che si lascia scappare... "Non te la prendere (rivolto allo stopper gigliato) a noi della Juve tutto è permesso", il gatto Aladròn, sornione, che fa finta di non sentire, e si prosegue. Poi, al 73', la frittata di Landucci: azione di calcio d'angolo, palla a De Agostini che di destro (lui, mancino puro) tira una colombella innocua che l'incerto (ed inadeguato portiere) non trattiene e carambola in rete. Risultato finale: Juventus-Fiorentina 3-1, con Celeste Pin che urla ai microfoni della Rai... "Ladri!" Due settimane dopo ci sarà la farsa del "Partenio" di Avellino, 30.000 tifosi juventini sugli spalti (pur giocando teoricamente in trasferta, ma si sa... Avellino è un feudo bianconero) a festeggiare uno dei trofei più immeritati, più illegittimi che la storia ricordi. In perfetto stile Juventus.
In conclusione ci piace ricordare anche un'altra finale, disputata il 2 maggio 1996. E' la partita d'andata, all'Artemio Franchi di Firenze si affrontano Fiorentina ed Atalanta, in palio la coppa Italia '95-'96. Decide un gol di Gabriel Batistuta al 51', con un tiro sotto la traversa dopo uno scambio da calcio d'angolo con Massimo Orlando. Pioveva a dirotto quella sera, 50.000 cuori viola dettero l'imprimatur ad un trofeo che mancava a Firenze da 21 anni. Il ritorno di Bergamo, poi, è già nella storia. Finì 2-0 con i gol di Amoruso e Batistuta, Mondonico che dall'altra parte applaude la superiorità degli avversari, il ritorno a Firenze con 40.000 tifosi in trepida attesa fino alle 4 del mattino, il giro di campo, le scene di giubilo. Per una volta, il cielo si tinse di viola.
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