LE MAGLIE DELLA VERGOGNA

22.03.2012 01:40 di  Stefano Borgi   vedi letture
foto di Stefano Borgi
foto di Stefano Borgi
© foto di Firenze Viola

A volte ritornano. Ricordate le "maglie della vergogna" consegnate nel 2002, poco prima del fallimento della Fiorentina targata Cecchi Gori? Sono passati 10 anni ma sembra ieri, sopratutto vedendo (un pò schifati, lasciatecelo dire) la Fiorentina di oggi. I tifosi vorrebbero ritirarle fuori, vorrebbero che da qui alla fine del campionato Montolivo e soci giocassero con un'anonima maglia bianca, una maglia (appunto) della vergogna. Le maglie viola? Se ne riparla l'anno prossimo. Il giglio sul petto? Niente da fare, per "gente" come loro sarebbe un onore troppo grosso. Ma andiamo con ordine. Squadre, giocatori, partite, congiunture spesso amare, destini incrociati che riportano alla memoria momenti tristi, sportivamente drammatici. Li vorremmo cancellare, faremmo di tutto per dimenticarli, e invece no... loro si ripresentano con perfida puntualità, quando meno te l'aspetti, quando credi che il fondo sia già stato toccato. Il riferimento è a Genoa-Fiorentina di domenica prossima, sfida (ahimè) salvezza come in passato, tra viola e rossoblù, è capitato più volte (chi era al "Comunale" quel 7 maggio 1978 può capire). Sul banco degli imputati tutti i calciatori della Fiorentina (nessuno escluso, dirigenti compresi) più Marco Rossi, oggi capitano del Genoa, allora (nel 2002) uno dei sette reprobi ai quali fu consegnata la "maglia della vergogna". Gli altri erano Nuno Gomes, Roberto Baronio, Sandro Cois, Domenico Morfeo, Alessandro Pierini e Christian Amoroso. Furono consegnate da Marzio Brazzini, presidente dei "vecchi ultras '73", ed erano sette maglie bianche con dietro il nome scritto in malo modo con un pennarello nero (tanto per evidenziare il disprezzo) una scritta «indegno» davanti e il simbolo dell' euro al posto del giglio della Fiorentina. Nuno Gomes l'accettò senza fiatare (tra l'altro al portoghese e a Marco Rossi vennero consegnate senza maniche, tipo canottiera, perché si disse non meritassero nemmeno quelle), altri ci scherzarono sù (a Cois ne fu consegnata una a maniche lunghe per evitargli di prendere freddo ed ammalarsi), altri ancora come Morfeo se la presero a morte, mentre Pierini addirittura la gettò a terra calpestandola furiosamente. Oggi come allora, la situazione sta precipitando, e dopo lo 0-5 contro la Juventus l'idea, accattivante seppur datata, era tornata di moda. Domenica a Marassi la Fiorentina rincontrerà Marco Rossi, che non ha mai dimenticato quell'affronto, rincontrerà Emiliano Moretti (con lui c'è un patto di non belligeranza), saluterà Seba Frey ed Alberto Gilardino in un deja-vù intriso di nostalgia ed un pò di rimpianto.

Va detto per onestà, che il momento attuale della Fiorentina non è assolutamente da paragonare al tempo di Cecchi Gori. Messa in mora della società, un impero economico che si sgretolava, la Fiorentina sull’orlo di un baratro nel quale sarebbe precipitata senza uno straccio di paracadute. Vittorio, da parte sua, si agitava, si dibatteva come un animale ferito allontanando la fine in tutti i modi: "Sono un uomo coraggioso e magari torno anche allo stadio - sosteneva in uno dei suoi tanti deliri -  ma prima di tutto voglio salvare la società. Poi la venderò, ma finora non si è fatto vivo nessuno". Ed infatti la società fallì, tra l'indifferenza generale del mondo del calcio. Solo in un secondo momento apparvero i compratori (per meglio dire...i beneficiari di una società fallita): vinse Della Valle, sponsorizzato dall'allora giunta comunale Domenici, perse Enrico Preziosi... guarda caso attuale presidente del Genoa. Ecco perchè parlavamo di coincidenze, di congetture. Vi siete mai chiesti perchè Preziosi tenga così tanto alla partita Genoa-Fiorentina, da viverla quasi come un secondo derby?

Chiudiamo dicendo che, in confronto alle rovine del 2002, il quint'ultimo posto di oggi è un dettaglio. Però attenzione: si fa presto a trasformare un sassolino in una montagna, ed in caso di tracollo al "Ferraris" la Fiorentina si troverebbe a fare i conti (oltre che con una classifica terrificante) anche con una tifoseria che senbra davvero sull'orlo di una crisi di nervi. Ed allora la contestazione appena accennata due giorni fa alla partenza per Viareggio assumerebbe contorni ben diversi. Certamente più grandi e pericolosi. Ecco perchè a volte ritornano, ecco perchè non è mai troppo tardi per le maglie della vergogna. E quel che è peggio è che stavolta non sarebbero solo sette...