GILARDINO, CERCI, JOVETIC.. UNO E' DI TROPPO
Chi l'avrebbe mai detto? Gilardino, Cerci, Jovetic... i tre tenori, i tre solisti che avrebbero dovuto trasformare la partitura diretta dal maestro Rossi in una sinfonia per i tifosi viola. E invece, proprio la struttura musicale (leggi il modulo di Delio) rischia di diventare un problema per la loro coesistenza, tanto che uno appare di troppo. A questo punto si apre il dibattito: chi rischia il posto? Cerci, Gilardino o Jovetic? Noi non siamo abituati a nasconderci, e diciamo (al momento) Alberto Gilardino. No, non è lesa maestà, non è sensazionalismo giornalistico, è la realtà dei fatti che ci spinge a dirlo: tutti e tre insieme non possono giocare. E Alberto Gilardino, per le idee tattiche di Delio Rossi, per il suo stato di forma, per le motivazioni che sembrano mancargli, è il primo candidato a restare fuori. E poi parlano i numeri: Cerci e Jo-Jo sono gia' a sei reti stagionali, Gila invece e' fermo tristemente a due, e non segna dall'11 settembre scorso (nella prima di campionato col Bologna). Ma andiamo con ordine. Delio Rossi è stato spesso tacciato di "Zemanite" acuta, che si traduce in un integralismo tattico esasperato, che non lascia spazio a compromessi, a ripensamenti di alcun genere. Non è proprio così, anzi... Delio Rossi ripete spesso di saper adattare il proprio sistema di gioco ai giocatori a disposizione, mettendo in mostra apprezzabile elasticità e versatilità tattica. Ciò non toglie che il suo credo calcistico abbia dei dogmi, ed uno di questi non prevede la punta unica... alla Gilardino. Ovvero il terminale offensivo che brilla per prolificità, per opportunismo, ma che non partecipa alla manovra, non costruisce l'azione. Volete la riprova? Nelle parole... ("Silva? Per me ha fatto bene, e' uno che si muove, a me non piacciono gli attaccanti che stanno fermi ad aspettare il pallone" Delio dixit nel dopo-Empoli), quindi sul campo: era così nella prima esperienza in serie A con la Salernitana (a Firenze, nel '98, Delio Rossi schierò un 4-3-3 composto in attacco da Di Vaio, Belmonte e Giampaolo), è proseguito nella Lazio (sempre col 4-3-3) con il trio Pandev, Rocchi, Zarate, per poi modificare il tutto nel 4-3-1-2 attuale inventandosi Mauri trequartista. Fino all'esperienza palermitana dove aveva Miccoli prima punta (in alternativa Hernandez, entrambi agilissimi) ed un modulo ad albero di Natale (4-3-2-1) con Pastore ed Ilicic a formare la coppia di trequartisti. Questo cosa significa? Che una tipologia di attaccante come Alberto Gilardino sarebbe una sorta di novità, anche se ciò non esclude che Delio possa ripensare le sue idee, quantomeno modificarle, adattarle. E qui subentra il momento di forma e le motivazioni di Alberto. Certo i postumi dell'infortunio subìto ad Udine non aiutano, anzi... hanno rallentato la crescita del gila, il suo inserimento negli schemi di Rossi. Se aggiungete che Gilardino, ultimamente (eufemismo... da quasi un anno), non sembra determinato, convinto, combattivo al punto giusto... il gioco è fatto. Non è un mistero per nessuno che a gennaio scorso Gilardino era già della Juventus, poi l'intervento in prima persona di Andrea Della Valle bloccò il trasferimento perchè c'era una salvezza da conquistare, un onore da salvare. Mentalmente, però, Gilardino aveva "staccato" da Firenze, e rientrare nella parte non è mai facile.
Passiamo a Cerci e Jovetic. Il "Garrincha di Valmontone" con l'Empoli ha sorpreso tutti: c'era chi cantava il "de profundis" per un ruolo di seconda punta che non gli si attaglia, non è il suo vestito. E invece, "il nostro Messi" ha abbozzato, ha ascoltato, ha imparato... ha capito che la seconda punta deve aggredire lo spazio centralmente, deve essere più altruista, lasciando fare a madre natura, nel suo caso particolarmente generosa. I due gol vincenti in coppa Italia sono un passepartout per un posto da titolare, Rossi lo ripete a più non posso, ne ha fatto una sua bandiera, consapevole che se Cerci accende la luce tutti noi vedremo un futuro radioso, altrimenti...si brancola nel buio. Su Jovetic, poi, che dire: lui è il centro del progetto, è l'immagine della Fiorentina, l'emblema del nuovo ciclo. Per Rossi, però, Jo-Jo è una seconda punta, per Rossi il trequartista deve fare volume e non il giocoliere, non deve fare il brasiliano. Deve fare come Lazzari, come Kharjà (del resto il convento passa questo) e non come Ljajic, e nemmeno come farebbe Jovetic. Quindi cosa vuol dire, che Gilardino sta fuori? Gilardino ceduto a gennaio? Gilardino escluso dal progetto Fiorentina? No, assolutamente. La nostra è una previsione a breve termine, attuabile già dalla prossima di Palermo (se Jovetic starà bene), ma Gilardino ha in mano una carta da giocare, una carta vincente: il gol. L'innata capacità di far gol, quella che lo ha portato a segnare quasi 300 reti in carriera. Certo deve essere un Gilardino diverso, un Gilardino allegro, felice di giocare nella Fiorentina, pronto a lottare per un posto da titolare e (perchè no...) per un posto ai prossimi europei con la nazionale. A qualche amico il gila ha detto che (in caso di gol) sarebbe pronto a rispolverare il violino. Può essere un'idea, a proposito di sinfonia...