"ACCADDE OGGI...", GLI 11 LEONI DI WEMBLEY
L'immagine che più di altre dà la misura dell'impresa, è la corsa di Romano Fogli verso il centro del campo ad abbracciare i "suoi ragazzi". Fogli, allenatore in seconda della Fiorentina del Trap, si era già esposto al momento del gol decisivo di Batistuta, piroettando all'interno dell'area tecnica, per poi dare il meglio di se al triplice fischio finale. Persona moderata il buon Romano, ottimo calciatore in carriera grande competente di calcio, e nonostante il suo buonismo gli imponesse un comportamento diverso, quella sera non ci credeva neanche lui. Stiamo parlando di Arsenal-Fiorentina, match dei sedicesimi di finale della Champions League edizione 99-2000, con i viola che quella sera scrissero la storia. Ma andiamo con ordine. Vittorio Cecchi Gori aveva scelto: obiettivo primario il tetto d'Europa, ed in quest'ottica a Firenze era arrivata gente del calibro di Mijatovic, Chiesa, Balbo, Di Livio... L'età media della squadra era elevata, ma allo stesso tempo cresceva anche il tasso d'esperienza e si sa, in Europa, l'esperienza conta. Il campionato restò così un pò nell'ombra, ma nessuno (o quasi) sembrò accorgersene. La Fiorentina di Champions non era testa di serie e dovette passare dai preliminari dove trovò il Widzew Lodz. Troppa la differenza fra le due squadre ed i polacchi furono liquidati con un 3-1 al "Franchi" e 2-0 in Polonia. Nel girone dei sedicesimi di finale i viola furono inseriti nel girone B con Barcellona, Arsenal e gli svedesi dell'AIK Solna. Ricordiamo, a proposito, l'espressione del nostro compagno di viaggio, Romano Fogli, che già dal sorteggio si mostrò comprensibilmente preoccupato. Fatta eccezione per gli svedesi, ci toccavano "mostri sacri" come Rivaldo e Figo fra i Blaugrana oltre che Bergkamp, Overmars e Vieirà nei "Gunners". I timori di Fogli si ingigantirono quando all'esordio con l'Arsenal, il 14 settembre 99', i ragazzi del "Trap" furono letteralmente presi "a pallonate", salvandosi non si sa come da una sconfitta dalle proporzioni storiche (per informazioni chiedere a Francesco Toldo). Il 22 settembre piove sul bagnato con la disfatta, stavolta anche numerica, del Nou Camp contro il Barcellona. Un 2-4 senza discussioni che tradisce molte perplessità sulla consistenza internazionale della squadra del presidentissimo Cecchi Gori. Il cammino europeo prosegue con due brodini contro gli svedesi dell'Aik Solna (0-0 a Stoccolma e 3-0 a Firenze) che tengono in corsa la Fiorentina, attesa il 27 ottobre nella tana di Wembley dai leoni dell'Arsenal.
L'ambiente gigliato, intanto, vive un momento di grande fermento per i risultati a dir poco mediocri in campionato. Perchè se è vero che in società la Champions League passava sopra a tutto, non la pensava così gran parte della tifoseria. I viola arrivavano, infatti, da tre sconfitte consecutive, nell'ordine Roma e Parma in casa e Piacenza, quest'ultima subìta quasi senza giocare. L'ambiente, quindi, era elettrico (eufemismo) e la partita di Londra, per Trapattoni e compagni, somigliava molto ad un'ultima spiaggia.
E' dunque il 27 ottobre del 1999 e all'ingresso in campo l'espressione di Batigol ed i suoi fratelli sembra quella giusta, accompagnata da quella in panchina del nostro amico Romano, concentrato e determinato come quando col suo Bologna "faceva tremare il mondo". I Gunners, oltre ai campioni già citati, schierano in porta David Seaman nazionale inglese, il capitano storico Tony Adams, il francese campione del mondo Emmanuel Petit, e "cuore matto" Nwankwo Kanu. In panchina, tanto per gradire, lo svedese Ljungberg ed il croato Suker, che entreranno nel finale ad ingrossare le file dei fuoriclasse. La Fiorentina risponde con Toldo fra i pali (la sua presenza non passerà, ancora una volta, inosservata), una difesa "rocciosa" con il ceko Thomas Repka e Aldo Firicano, e un centrocampo muscolare con "soldatino" Di Livio, Rossitto e Cois. Davanti, il trio delle meraviglie Rui Costa, Chiesa e Batistuta. Il canovaccio della partita è fin troppo prevedibile: Fiorentina con un "guardingo" 4-4-1-1 e Arsenal all'arrembaggio fin dal 1'. Batistuta, abbandonato a se stesso per lunghi tratti della partita, cerca fortuna in altre zone del campo e si fa ammonire dopo pochi minuti per un entrata da dietro sul terzino Dixon, mentre Chiesa spreca una buona occasione lisciando di testa un ottimo cross di Di Livio dalla destra. Nel frattempo gli inglesi macinano chilometri ed occasioni da gol. Vieirà al 14' è in ritardo sull'invito di Overmars, lo stesso funambolo olandese getta lo scompiglio nell'area viola due minuti dopo, ed in rapida successione registriamo due tiri a fil di palo di Bergkamp e Kanu. E la Fiorentina? Non pervenuta, almeno dalla cintola in su, mentre davanti a Toldo giganteggiano Pierini e Repka, Firicano gioca la partita della vita e non sfigura nemmeno il tedesco Heinrich, insolitamente combattivo. Nella ripresa la musica non cambia, e a conferma di ciò lo sguardo del nostro Cicerone, Romano Fogli, si abbassa col passare dei minuti. Non sa che manca poco all'apoteosi del 74', e intanto l'Arsenal aumenta il ritmo e schiaccia i viola dentro la loro area. Bergkamp colpisce il palo a Toldo battuto e lo stesso portierone viola para sicuro su un colpo di testa dell'altro terzino inglese, Winterburn.
Manca un quarto d'ora alla fine ed il "Re Leone", al secolo Gabriel Omar Batistuta, decide che è il momento di entrare nella storia dalla porta principale. Firicano, gladiatorio, sradica un pallone dai piedi di Bergkamp sulla tre quarti, palla a Chiesa che fa proseguire Heinrich, percussione centrale del tedesco, scarico sulla destra per Batigol, che scatta, dribbla secco Winterburn e fulmina Seaman con un siluro che si insacca nel "sette" dell'angolo opposto. Roba da stropicciarsi gli occhi... si era materializzata la classica vittoria all'Italiana e del resto sulla panchina viola siede Giovanni Trapattoni, il maestro del "catenaccio". C'è ancora spazio per l'ennesimo miracolo della "Dea Kalì" Francesco Toldo che con la mano di richiamo, da terra, nega quello che sembrava un gol già fatto a Kanu, incredulo, vitreo, con gli occhi sbarrati davanti a tale prodezza. Era l'85' e non ci sarebbe stato più tempo per rimediare. Lo slovacco Michel decreta la fine delle ostilità, con un abile dribbling evita l'accorrente Fogli (lo avevamo annunciato autore di uno scatto irresistibile), e per una serie di coincidenze numeriche la Fiorentina si qualifica direttamente al turno successivo mentre l'Arsenal viene eliminato. La beffa per gli inglesi è totale, sconfitti a Wembley, nel loro "tempio del calcio", e fatti scendere anzitempo dal palcoscenico europeo più prestigioso. Per la Fiorentina, invece, un sogno da cullare in eterno.