NAZIONE, L'opinione: "Palladino batti un colpo"
"'Se ci sei batti un colpo'. Nei film italiani degli anni ‘60 capitava spesso di imbattersi in sedute spiritiche cinematografiche, con il medium che chiedeva allo spirito invocato di dare un segno della sua presenza. Ora: Raffaele Paladino è tutto tranne che un fantasma. Piuttosto un uomo concreto di sport, che più volte ha fatto sentire la sua voce con forza a tutto l’ambiente viola. Lo stesso, gran parte della tifoseria gli chiede oggi di fare come in quei film improbabili che però affascinavano un sacco. Ovvero gli chiede di battere un colpo". Si apre così l'editoriale a firma Stefano Cecchi presente oggi su La Nazione. Il noto giornalista toscano ha analizzato così l'avvio di stagione poco concreto della formazione gigliata: "Se fin qui il fantasma non è stato lui, di certo lo è stata la sua Fiorentina, una squadra spesso impalpabile, inavvertibile, quasi metafisica, capace di non riuscire a fare nemmeno un tiro in porta domenica scorsa con l’Empoli.Una squadra senza sostanza pratica, quasi un controsenso filosofico per il mister di Mugnano di Napoli.
Perché Palladino per formazione appartiene a quella scuola di calcio e concretezza che ha il suo profeta in Giampiero Gasperini, suo mister ai tempi del Genoa. [...] La speranza che con l’arrivo in panchina di Palladino la Fiorentina mettesse in archivio quella difesa altissima sinonimo di spregiudicatezza e quell’idea di calcio avvolgente, orizzontale ma lento, per divenire una formazione meno appariscente ma più solida e più verticale. A oggi ciò lo si è visto solo raramente: un tempo con l’Atalanta, uno con la Lazio, qualche scampolo con Parma e Venezia. Troppo poco per potersi dire soddisfatti. Così, già domani sera in coppa e soprattutto domenica prossima col Milan, sono in tanti ad aspettarsi un colpo sopra al tavolo. Qualcosa che manifesti visibilmente il nuovo corso, che offra una prospettiva, che solidifichi una speranza. Batta dunque un colpo, Palladino, e nessuno di certo si spaventerà ma, anzi, applaudirà di fronte alla prova che quell’ipotesi di calcio che lo ha condotto fino a qui non era un’utopia. E nemmeno una storia improbabile di fantasmi che, di questi tempi, non piacerebbe proprio a nessuno".