PRANDELLI A RFV, Vi racconto la mia cavalcata in Europa

Nuovo appuntamento con "Archivi Polverosi" su Radio FirenzeViola con una puntata speciale che vede come ospite d'onore in studio e in esclusiva, l'ex tecnico della Fiorentina ed ex ct della Nazionale italiana di calcio Cesare Prandelli. Queste le sue parole iniziando dalla stagione della penalizzazione: "I successi di quella Fiorentina partono dal 2006, quando virtualmente eravamo in Serie B per la vicenda calciopoli e decidemmo tutti di restare, a prescindere da quello che sarebbe stato il nostro futuro. Alla fine partimmo da -15 punti, e iniziammo male il campionato: con due sconfitte contro Inter e Livorno. Dopo la partita con il Livorno ci fu un po' di contestazione e allora scesi dai tifosi per chiarirmi: questo è stato un episodio importante, che servì ad unire le squadra e la gente".
Sulla cavalcata in Coppa UEFA: "Ai playoff trovammo il Groningen che tra andata e ritorno ci mise in seria difficoltà perché non avevamo esperienza europea. Servì a darci una lezione perché eravamo tutti tranquilli di passare e da quel momento iniziammo a preparare meglio i pre partita. Mi ricordo anche il 6-1 contro l'Elfsborg in cui segnò anche un giovane Di Carmine. Agli ottavi trovammo l'Everton: che partita! Ancora oggi quando ci ritroviamo la ricordiamo tutti, soprattutto Frey e Dainelli. Mi ricordo ancora le parole con cui scrisse sul giornale Ciccio Rialti: "Viaggio all'inferno e ritorno". In panchina eravamo certi di perdere, Arteta ci mise in difficoltà su tutti i piazzati: fu una delle serate più fortunate della mia carriera. Ai quarti invece giocammo benissimo contro il PSV, vincendo in Olanda 2-0 grazie ad una grande doppietta di Mutu".
Sulla squadra: "Ho avuto la fortuina di aver allenato in carriera grandi giocatori. Io dico sempre che la fortuna degli allenatori la fanno i giocatori. Io ho avuto Mutu, Gilardino, Vieri, Adiano, Toni. Con che spirito arrivò Vieri? Era motivato e con voglia di tornare in Nazionale. Fino a gennaio/febbraio fu perfetto, poi mancò una convocazione e lì ha avuto una crisi. Servì comunque per far crescere tanti giocatori, perché oltre ad essere un grande attaccante, vedeva gioco".
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