Pradè: "Se sono io a portare negatività meglio andarmene, per me e per la Fiorentina"
Sulle pagine del Corriere dello Sport, questa mattina, Alberto Polverosi ha commentato la notizia della separazione tra la Fiorentina e Daniele Pradè. Queste le sue parole: "Venerdì sera ho incontrato casualmente Pradè. Come si dice di questi tempi, era sotto a un treno. Si sarebbe dimesso questo pomeriggio, in caso di mancata vittoria della Fiorentina sul Lecce, magari insieme a Pioli. Poi ieri mattina sono apparsi altri striscioni di contestazione e Pradè non ce l’ha fatta ad arrivare a oggi. «Se sono io a portare l’energia negativa, meglio andarmene, per me ma soprattutto per la Fiorentina», questo il senso delle sue dimissioni".
"Le ragioni sono almeno quattro - prosegue Polverosi- La prima, la più importante: non riusciva più a sopportare la contestazione dei tifosi, iniziatasi la stagione scorsa perché, prima di una partita fondamentale di Conference contro il Betis Siviglia, aveva consigliato Commisso a prolungare il contratto di Palladino, inviso alla curva. Mossa sbagliata? Sbagliatissima, visto come l’ha risolta Palladino, definito un “figlio” dal presidente: dalla sera alla mattina, dopo aver preparato insieme ai dirigenti la lista dei giocatori da tenere e da cedere per la stagione seguente, ha fatto dietrofront e se n’è andato, incurante della figuraccia che avrebbero fatto Commisso e la Fiorentina. Motivo? La contestazione e il pessimo rapporto con Pradè. Quindi, Pradè è stato contestato nonostante sia stato lui una delle cause delle dimissioni improvvise di Palladino. La contestazione non è terminata nemmeno dopo il mercato estivo quando, tranne una ridotta percentuale di tifosi, le operazioni della Fiorentina erano state accolte con il pollice in su. La seconda ragione è professionale: si sentiva responsabile del disastro di questo campionato. La terza è dello stesso tipo: in tre mesi non è riuscito a capire cosa sia successo e stia succedendo nella squadra. La quarta, infine: in caso di mancata vittoria col Lecce, non voleva essere lui a decidere l’eventuale licenziamento di Pioli. Se fosse successo, si sarebbe dimesso un istante dopo. Ma non c’è arrivato. Ora tutto passa in mano ad Alessandro Ferrari, direttore generale della Fiorentina, con la promozione di Goretti al posto di Pradè. Se oggi va male, l’onda (non di acqua pura) travolgerà tutto e tutti.
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