TIFOSI, Da Peretola all'invasione al Franchi
Tre dita ed un sorriso. Il gesto di Martin Jorgensen che osserva i cinquecento dal pullman viola è chiaro. Terzo posto. La Peretola viola sorride e ricambia. "Jorgensen, Jorgensen, Jorgensen". Alle 20.40 circa l'Aeroporto fiorentino continua ancora a colmarsi di sostenitori festanti. Duecento, trecento, quattrocento. Cinquecento. Non male per una festa improvvisata e, d'altro canto, per una festa ancora a metà. Il pullman arriva mentre la Fiesole take-away intona cori contro il Milan. Il clima anti-rossonero è già caldissimo. Cesare Prandelli sorride osservando la fiumana di tifosi che batte sulle fiancate del mezzo, sventola bandiere, canta cori, scatta ricordi ancora una volta indelebili. Semioli e Pasqual alzano le braccia al cielo, Kuzmanovic è un'ira di Dio e sono in molti ad eleggerlo il più scatenato sul pullman viola. Che poi prende la strada del Franchi, seguito da una lunga serpentina di moto, scooter ed auto, addobbate di viola per l'occasione.
Tocca allo stadio gigliato. Il pullman resta all'interno, i giocatori si dileguano alla spicciolata. Alcuni tifosi, però, riescono ad entrare all'interno dell'impianto, lato Ferrovia. Si sparge la voce. Così fan tutti. La tribuna si riempie pian pianino, in molti entrano anche sul terreno di gioco. Al buio, clima romantico, seppur proibito. Ed alla stessa velocità, si sparge la seconda voce della serata: meglio uscire, l'ingresso al Franchi non era poi così concesso. La "bravata" di centinaia di tifosi termina con cori, salti, canti e balli, sbandierate e sciarpate. Tutto in pochi minuti. Festa a metà, dicono alcuni. Festa con l'urlo strozzato in gola, altri. Festa. E basta. Per la ciliegina sulla torta, meglio aspettare domenica.