SOCRATES, Il Dottore oggi avrebbe 59 anni...

Il regalo più bello gliel'ha fatto Aquilani, con l'assist di tacco per Jovetic. A tutti noi è venuto in mente il "dottor" Socrates...
19.02.2013 10:30 di  Stefano Borgi  Twitter:    vedi letture
SOCRATES, Il Dottore oggi avrebbe 59 anni...
FirenzeViola.it
© foto di Andrea Pasquinucci

Alberto, certamente, non poteva saperlo. Alberto, il "dottor" Socrates, forse ha fatto a tempo a vederlo in qualche filmato di repertorio, e da buon campioncino in pectore lo avrà ammirato, invidiato, imitato... Alberto Aquilani, al 55' di Fiorentina-Inter, gli ha fatto il regalo più bello. Con quell'assist di tacco per Jo-Jo ha ricordato a tutti noi la sua genialità, il suo essere unico anche quando toccava il pallone. A poche ore del suo ipotetico compleanno. Socrates nasceva a Belem il 19 febbraio 1954 e ci ha lasciato due stagioni fa, vittima dei suoi vizi privati che cozzavano con le pubbliche virtù. Questo il ricordo che il sottoscritto fece per il Magazine di TMW, il 4 dicembre 2011.

"Da buon brasiliano portava un nome lunghissimo: Brasileiro Sampaio De Souza Vieira De Oliveira... in arte Socratès. Ancora da buon brasiliano aveva tecnica sopraffina, un piedino di fata (calzava il 38!) e giocava sovente di tacco. Tanto da meritarsi la definizione di... "O' calcanar que a bola pediu a Deu" (tradotto: il colpo di tacco che il pallone chiese a Dio). Arrivò in Italia da fenomeno (alla Fiorentina, nel 1984) se ne andò tra i fischi, sempre però con la sua birra in mano. Proprio quella birra che domenica 4 dicembre ce lo ha portato via, a soli 57 anni. L'ultima diagnosi parlava di infezione intestinale conseguente a cirrosi epatica, e come l'omonimo (o quasi) filosofo è sembrato accettare la cicuta per guarire il suo male di vivere. Socratès, barbuto ed elegante, una vita esagerata, passione ed umanità, si è spesso detto essere prima personaggio poi calciatore. Una non meglio identificata laurea in medicina, una carriera nel Corinthians dove si inventò la "democrazia corintiana", curioso caso di autogestione dove gli stessi calciatori, per tre anni, preferirono allenarsi da soli rifiutando l'autorità dell'allenatore. Nel frattempo in patria "O' calcanar" segna 196 reti in 354 partite (nasce infatti centravanti, dall'alto della sua statura, per poi riciclarsi centrocampista), disputa due mondiali (1982 e 1986) da capitano del Brasile, impallina Dino Zoff nella storica Italia-Brasile del 5 luglio 1982, ahilui senza mai assaporare il gusto della vittoria. Provò poi a fare il "dottore" nella città dei Medici ma gli andò male, nonostante i 6 gol in campionato e due in coppa Uefa. Di lui resteranno indelebili le frasi: "essere campioni è un dettaglio", piuttosto che... "solo la sconfitta insegna, la vittoria invece ti fa sentire Dio e non serve a nulla". A lui si deve anche il personaggio di Aristoteles, caricatura cinematografica del cult-movie "l'allenatore nel pallone", impietosa metafora del costume e del calcio di allora. A qualcuno sembrerà strano, ma uno come Socratès (calciatore per sbaglio, personaggio per scelta) ci mancherà".

Stefano Borgi