QUANDO IL GATTO NON C'È...
Il campionato è finito, e proprio nel momento in cui ci sarebbe bisogno di un segnale forte da parte della proprietà, sono invece i giocatori a parlare. E le dichiarazioni polemiche non sono mancate.
Tutto è cominciato lunedì, con le parole di Riccardo Montolivo che annunciava l'intenzione di dire addio a Firenze per problemi di "clima", con chiaro riferimento a problematiche societarie e di chiarezza sul rilancio del progetto viola.
Una vena polemica è uscita anche dalle parole di Marco Donadel, stavolta con Pantaleo Corvino come bersaglio, nel commosso saluto ad una piazza che il biondo mediano non avrebbe mai voluto lasciare. Ma da un giocatore che in campo ha sempre dato tutto un piccolo sfogo è sicuramente più accettabile.
Infine oggi altre parole forti sono quelle pronunciate da Alessio Cerci, questa volta rivolte verso i tifosi. Uno sfogo diverso dai precedenti, legato a questioni personali tra il riccioluto esterno e coloro che lo hanno contestato. Senza voler entrare nel merito, pur ritenendo che in questa vicenda siano stati fatti errori sia dal giocatore, con prestazioni inizialmente all'apprenza svogliate, sia da alcuni tifosi con fischi preventivi o insulti alla sua compagna, ci limitiamo ad osservare come si tratti di parole inopportune, soprattutto in un momento come questo.
C'è un famoso detto che sembra adattarsi perfettamente a questa situazione in casa viola: quando il gatto non c'è i topi ballano. Ancora una volta riteniamo necessario che i fratelli Della Valle tornino a parlare a Firenze, magari insieme, per dare un segnale forte. Il segnale che la Fiorentina c'è e che vuole ripartire dopo due stagioni difficili. Il segnale che in società tutti devono rispettare i loro ruoli: dirigenti e giocatori. Firenze merita chiarezza e rispetto, e vuole ricominciare a sognare.