PRIMATO, Non capitava dal febbraio 1999
14 febbraio 1999. Fateli pure i conti (per sfizio vi diremo...5704 giorni dopo). Di certo nell'era Della Valle non era mai capitato. Dopo la trionfale serata milanese (l'ennesima) la Fiorentina è prima in classifica. Non capitava, come detto, dalla fine del millennio scorso. Una stagione impossibile da non ricordare.
Per i protagonisti, e per i risultati. Era la Viola di Trapattoni, di Batistuta che segnava triplette a San Siro come capitato a Kalinic e che s'infortunò con la squadra campione d'inverno. E con Edmundo che salutò tutti e se ne andò al Carnevale di Rio (guarda caso, anche lui, appellandosi a un cavillo contrattuale come capitato a un egiziano passato da queste parti).
Un organico zeppo di campioni, un calcio già lontano anni luce da quello giocato dagli uomini di Sousa. Che ieri sera hanno sfruttato con una feroce determinazione tutte le lacune della capolista Inter. Grazie a una prova corale egregia, fatta di quel controllo di gioco che Sousa ha prima chiesto ai suoi e poi spiegato al mondo viola. Incredibile quel che ha già costruito il tecnico portoghese pochi mesi dopo il suo arrivo a Firenze.
Un impianto che ieri a Milano è parso perfetto, implacabile, impeccabile. Una squadra già solida, che ha anche trovato il gioco grazie alla convinzione nei propri mezzi. Certamente l'Inter c'ha messo del suo, ma ancora una volta è la personalità della squadra viola a lasciare a bocca aperta. E a spingere, in modo inaspettatamente legittimo, a sognare.
Perchè al di là delle vertigini da altissima classifica, al di là dell'effetto che può fare sentire il coro dedicato “alla capolista”, resta la dimostrazione di forza messa in mostra ieri sera. Con Kalinic, con Ilicic, con Borja, Badelj, Vecino e Alonso. E con tutti gli altri interpreti su altissimi livelli. Se vincere aiuta a vincere, da questo primo contatto di Sousa con il calcio italiano la Fiorentina guadagna una convinzione che può diventare energia propulsiva. Chissà per quale traguardo.