LA RISPOSTA DI COMMISSO E UNA DELUSIONE CHE DIVIDE

02.02.2022 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
LA RISPOSTA DI COMMISSO E UNA DELUSIONE CHE DIVIDE
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© foto di Image Sport

Deluso, amareggiato e prossimo a una riflessione. Il Commisso post Vlahovic si palesa 24 ore dopo la chiusura del mercato di gennaio, per non lesinare amarezze e recriminazioni su una difesa nei suoi confronti che il proprietario non ha sentito così forte. Parole -come da prassi- anche dure, che stavolta allargano il bersaglio a quella fetta di tifosi che hanno contestato la cessione del capocannoniere all’odiata rivale e alla politica cittadina, non più propensa a sventolare striscioni di sostegno come avvenuto in altri tempi e fin troppo silenziosa.

Comprensibile l’amarezza dell’imprenditore che snocciola gli ingenti investimenti fin qui messi sul piatto, che si tratti del Viola Park o del club e dei suoi mercati, meno il riferimento a quei fatti, traducibili in obiettivi sportivi, che purtroppo non sono stati fin qui centrati. Se Commisso può avere le sue ragioni nel reclamare determinate promesse strutturali (leggere alla voce parcheggi e tranvia per il Viola Park) sul fronte sportivo resta legittima l’amarezza di chi si aspettava altre prospettive (anche di mercato).

Perchè poi, tornando ai fatti che Commisso in primis tira in ballo, nel triennio che si va concludendo la nuova proprietà viola ha soprattutto sofferto, alternando allenatori nei primi due anni e trovandone uno ad hoc solo dopo il rocambolesco strappo con quel Gattuso che avrebbe dovuto guidare la ripartenza sulle ceneri dell’alternanza Montella-Iachini-Prandelli-Iachini.

Insomma se nel resoconto dell’avvento dell’italoamericano (salutato con il tripudio di una città intera al suo arrivo) si aggiunge la partenza dei due migliori giocatori del vivaio verso la Juventus è forse più semplice comprendere il perchè di determinate critiche (mentre sugli attacchi o sulle minacce ha certamente ragione Commisso a deplorare determinati toni, spesso però riconducibili al basso linguaggio social).

E’ lecito perciò che Commisso difenda il lavoro della società e della sua dirigenza, assolutamente positivo che in casa viola si lavori in sinergia e nella condivisione di obiettivi e metodologie di lavoro, altrettanto però che le domande sul domani sportivo della Fiorentina si facciano stringenti, tanto più in attesa del prossimo mercato estivo (nuovamente decisivo per le opportunità di reinvestimento) e alla luce di un approccio comunicativamente battagliero, dentro e fuori dal rettangolo di gioco,  che con il tempo è parso restare più teorico che pratico.

Quanto al sostegno che il presidente avrebbe voluto più evidente da parte del mondo della politica cittadina la presa di posizione di ieri del Sindaco Nardella racconta di una memoria fallace almeno nel caso specifico. Certamente sul piano della dialettica con le istituzioni pesano altri tipi di distanze, riconducibili anche ad altri argomenti come lo stadio ed effettivamente stridenti con gli striscioni “io sto con Rocco” di qualche tempo fa, ma almeno nel caso del drappo con il volto di Joker apparso su Ponte Vecchio oltre che la solidarietà del Comune è comunque arrivata un’indagine nei confronti dei colpevoli.

Vien così da pensare che in un momento in cui la Fiorentina prova a ripartire con un attacco completamente rinnovato, e dove il binomio Piatek-Cabral rappresenta comunque una scommessa rispetto all’apporto di Vlahovic, dichiarazioni meno divisive, o più semplicemente una comunicazione più empatica e inclusiva, sarebbero state più utili a rasserenare l’ambiente e di conseguenza anche allentare la pressione sulla squadra, riducendo attriti e favorendo maggiore compattezza.

Commisso tira dritto lungo la propria strada, una linea per la verità non nuovissima da queste parti, rilanciando la propria amarezza e mettendo in discussione presente e futuro, scoprendo una delusione che rischia però di dividere ancora di più una piazza già spaccata da due anni e mezzo tutt’altro che semplici.