IL TIFO AL TEMPO DEL COVID19: CALABRIA VIOLA, LA PASSIONE NELLA TERRA DI COMMISSO
Nel momento della lontananza, nel momento in cui non possiamo frequentare nemmeno chi ci abita a pochi metri, fa piacere ritrovare la stessa passione, la stessa fede calcistica anche a molti chilometri di distanza da Firenze. Fa piacere capire che, anche se il calcio giocato è ancora distante dalle nostre vite, parlare insieme della Viola ci fa almeno sorridere coi nostri ricordi. Parliamo oggi con Boris Cugliari del Club Calabria Viola Firenze nel sud.
Boris, come avete vissuto la Pasqua appena trascorsa?
“In modo triste, come penso tutti. In Calabria tutte le feste sono molto importanti e per Pasquetta c’è l’abitudine di andare in campagna ad arrostire la carne. E’ l’unico modo per vedere la nebbia dalle nostre parti, quello del fumo dei grill! Ma questa volta siamo stati tutti chiusi in casa.”
La situazione sanitaria in Calabria è sotto controllo?
“Per fortuna i contagi sono bassi perché da noi il livello sanitario è critico. Nel mio paese, Milito in provincia di Vibo Valentia, c’era una diciottenne malata che era rientrata dall’Inghilterra ma ora sta molto meglio.”
La vostra terra ha dato i natali al nostro presidente Commisso
“Vero, il mio paese è a 20-30 chilometri da Marina di Gioiosa Ionica, città di Rocco, alla quale il presidente ha donato delle mascherine, così importanti in questa situazione critica, ed ha dimostrato la sua grande generosità con tutti i fondi che ha raccolto per aiutare gli ospedali. Per noi è un onore che lui sia diventato il presidente della Fiorentina perché purtroppo la Calabria è spesso ricordata solo per le cose brutte. Lui ha fatto la strada dei nostri nonni e bisnonni, che sono partiti con la valigia di cartone alla ricerca della fortuna negli Stati Uniti ed incarna il calabrese che ce l’ha fatta. A Marina è un idolo. Credo che la differenza fra lui e gli altri presidenti, e anche coi Della Valle, sia proprio la sua umiltà e la vicinanza alla gente comune. Lui si avvina alla gente, la abbraccia proprio con il nostro spirito calabrese. E’ un grande patrimonio per la Fiorentina e sono convinto che nel giro di cinque anni vinceremo qualcosa e farlo con Commisso per noi avrebbe un valore in più.”
Pensi quindi che torneremo presto a giocare?
“Il mio pensiero è che prima di settembre si ripartirà, anche se a porte chiuse. Ci sono troppi interessi in ballo, ed è brutto dirlo nel periodo del Covid, ma il dio denaro comanda. Come faranno a dire alla Spal, voi retrocedete o al Benevento, capolista in serie B con 20 punti più del Crotone, voi non salite in serie A? Mettere tutto a posto non sarà semplice.”
Quindi a te non disturba sentir parlare di calciomercato?
“Assolutamente, anzi penso che possa distogliere la mente, a chi interessa l’argomento chiaramente, dalle tristi notizie sul virus.”
Ci presenti il vostro club?
“Il nostro gruppo è capitanato da Giuseppe Di Pietra, che è di Mileto come me e altri ragazzi. Con l’apertura di una pagina Facebook e il passaparola siamo arrivati a quasi 50 iscritti, con tanti soci dalla zona di Catanzaro, gemellato con la Fiorentina. Giuseppe è il più “anziano” di noi, il primo tifoso viola e intorno a lui abbiamo dato vita al club. Dalle nostre parti i padri inculcano la fede calcistica ai figli, che generalmente è per la Juventus, Inter e Milan, mentre io, come il nostro presidente, ho scelto per istinto la Fiorentina.”
Si può dire che siete una costola del club Firenze nel Nord?
“Si, perché uno dei nostri ragazzi conosceva Baratti degli Alterati e lui ci ha aiutato nelle nostre prime trasferte, per lo striscione, per i biglietti. La nostra prima partita a Firenze è stata contro la Juve e siamo arrivati e tornati indietro in 24 ore. Per amore abbiamo fatto, facciamo e faremo di tutto per la Viola.”
Se ti dico Fiorentina, adesso, cosa ti viene in mente?
“L’amore e la passione, senza dubbio.”
Quale partita vorresti rivivere?
“Ho un sassolino nella scarpa che vorrei togliermi e vorrei rigiocare la finale di Coppa Italia contro il Napoli. Se fossimo stati al completo avremmo vinto e poi Ilicic, ora fa gol impossibili, ma quel maledetto pallone a Roma era più difficile buttarlo fuori che dentro.”
La Signora in viola