GOMEZ, Storia di un’intesa mai sbocciata
Erano in venticinquemila in quel caldo pomeriggio di due anni fa, il 15 luglio 2013. Venticinquemila tifosi che, rinfrescati dagli idranti, attendevano la presentazione ufficiale del neoacquisto della Fiorentina. Quel Mario Gomez che, nell’immaginario di tutti, poteva voler dire gol e risultati.
Forse non altrettanti, ma in molti hanno salutato quest’estate l’attaccante tedesco con un pizzico di rimpianto. Non rabbia, delusione o amarezza. Ma rimpianto sì. Perché quella di Mario Gomez alla Fiorentina è la storia di un giocatore che nel capoluogo toscano non è riuscito a trovare la sua dimensione calcistica. Ma è anche la storia di un uomo che ha ricevuto tanto affetto da parte della tifoseria. Proprio loro, i tifosi, sono stati i destinatari della lettera aperta con la quale l’ex attaccante del Bayern si è voluto congedare.
“Io porto la città, e soprattutto voi tifosi, nel cuore” sono le parole usate per esprimere il sentimento di riconoscenza.
Allora, qual è stato il problema? Probabilmente si è trattato di un coesistere di situazioni sfavorevoli e di sfortuna. Un assetto tattico, quello voluto e praticato dalla Fiorentina di Montella, che prediligeva un centravanti mobile, capace di partecipare attivamente alla manovra. Non proprio l’identikit del tedesco. Il tutto condito da una serie di infortuni che, probabilmente, non gli hanno nemmeno permesso di esprimersi al massimo delle sue potenzialità. Insomma, di certezze nell’avventura in Italia di Gomez ce ne sono poche. Una di queste però è che sicuramente l’intesa fra il tedesco e la squadra, dal punto di vista tattico, non è sbocciata. L’amore, però, quello incondizionato che solo un vero (tifoso) innamorato (della propria squadra) può offrire, quello non è mai mancato.