FIORENTINA, Via al modello Barcellona
No, non siamo impazziti. Nessuno di noi pensa che la Fiorentina potrà mai raggiungere i livelli del Barcellona, sia a livello sportivo che organizzativo. Del resto basta scorrere il palmares: 21 titoli nazionali, 26 coppe del Re (la nostra coppa Italia), 10 supercoppe di Spagna. E poi 4 Champions League, 4 Coppa delle Coppe, 4 Supercoppe Europee, 2 coppe del mondo per club... Il tutto a fronte di due scudetti, 1 Coppa delle Coppe, 6 coppe Italia, una mitropa Cup, una coppa di Lega italo-inglese. Senza dimenticare uno stadio (il Camp Nou) da 95.354 posti, 172.000 soci che costituiscono il più grande esempio di azionariato popolare a livello mondiale, una polisportiva che comprende il basket, la pallamano, l'hockey su pista, il football americano. Un budget di 365,9 milioni di euro che pongono la società del presidente Rosell al secondo posto nel mondo dopo il Real Madrid. La squadra di calcio? Beh, da anni gioca il miglior calcio d'Europa (e non solo...), da sempre annovera i più grandi fuoriclasse a livello mondiale (un tempo Maradona e Crujff, oggi Messi e Iniesta), vanta un settore giovanile (la cosidetta "cantera") dal quale escono a ripetizione campioncini in pectore. No, la Fiorentina non potrà mai raggiungere certi livelli. Però ci può provare, quantomeno a "rubare", a carpire qualche segreto, qualche idea. E a proposito di "campioncini": uno di questi era Giovani Dos Santos, 23enne messicano di Monterrey, che dal 2001 al 2008 ha militato appunto nel Barcellona. Dapprima nella famosa "cantera", poi due anni in prima squadra. Per lui solo 38 presenze e 4 gol prima di essere ceduto al Totthenam. Ebbene, Giovani Dos Santos (ricordiamolo, nel 2010 fu inserito tra i migliori giovani a livello mondiale) è stato recentemente accostato alla Fiorentina. Addirittura si è detto potrebbe essere lui il famoso mister X per l'attacco viola. Non sappiamo come andrà a finire col talentino messicano, ma è un'ulteriore conferma di come la Fiorentina stia perseguendo una sorta di "modello Barcellona". Parliamo di modulo, di filosofia di gioco, della continua ricerca del possesso palla, della manovra a tutti i costi. Banditi i lanci lunghi a scavalcare il centrocampo, bandita la staticità degli attaccanti che, invece, dovranno partecipare alla manovra per favorire gli inserimenti dei centrocampisti. Bandito anche il dogma della fisicità, spazio invece all'agilità, alla corsa, all'aggressione dello spazio. Più o meno come fa il Barcellona, o se volete... la Spagna campione d'Europa e del Mondo. Certo, per fare questo ci vogliono i giocatori, gli attori (non a caso Pradè e Macia hanno pescato proprio nella penisola iberica) ed è qui che la Fiorentina sta inseguendo il "modello Barcellona".
A cominciare dall'allenatore. Giovane, motivato, con idee nuove e rivoluzionarie. Montella sulla scia di Guardiola (da lui viene il "guardiolismo", assumere tecnici giovanissimi alla guida di grandi squadre): Pep nasce nel 1971 e diventa allenatore del Barça a soli 37 anni, vincendo tutto ciò che c'era da vincere. Vincenzo è del '74 e siede sulla panchina viola a 38. Siamo lì... Tito Vilanova (nuovo allenatore del Barcellona) ha 43 anni, qualcuno in più, ma la sostanza non cambia. Si prosegue con l'idea, con la filosofia, che si estrinseca negli interpreti. Lo chiamano il "tiki-taka", quasi un ballo in mezzo al campo fatto di passaggi strettissimi, uno-due tocchi al massimo, fino alla verticalizzazione mortifera. Merito del continuo movimento, della precisione dei passaggi, della voglia di divertirsi mostrata da chi sta in campo. Il Barcellona lo fa con un 4-3-3 orchestrato da Mascherano, Xavi, Iniesta, Busquets (l'unico che fa un pò di legna...), ad innescare Messi, Villa, Pedro, Sanchez. E la Fiorentina? I viola cercano di adeguarsi. Ipotizziamo un 4-3-3 stile Barcellona: Pizarro vertice basso, Aquilani interno di sinistra, Borja Valero interno di destra. Jovetic punta più avanzata (praticamente il nostro Messi, con buona pace di Cerci), Cuadrado e Ljajic a supporto sugli esterni offensivi. Sennò un 3-5-2 con dietro Roncaglia, Rodriguez e Nastasic. Pizarro, Borja ed Aquilani in mezzo, coadiuvati da Cassani e Pasqual sulle fasce. Davanti Jovetic e la punta che verrà (Giovani Dos Santos, Babel, Chamak? Oppure gli indigeni Ljajic e El Hamdaoui?) Ultima ipotesi: un 4-4-2 a "rombo" con Pizarro basso, Aquilani-Borja Valero sugli interni e Matias Fernandez tra le linee. Di punta Jovetic ed ancora il famigerato mister X.
Tante soluzioni, tante varianti. La costante è il fraseggio, il possesso palla, la ricerca continua del gioco e della manovra. Per divertire, per riempire gli occhi dei tifosi, per riavvicinare la città alla propria squadra. Per far innamorare la gente... come da anni succede a Barcellona.