FIORENTINA, Esiste ancora il turn-over?
C’era un tempo in cui dosare le forze, alternare gli uomini, modificare le proprie scelte sembrava diventato un elemento da cui questa Fiorentina non potesse prescindere. Il modulo era sempre uno (il 4-3-3, oggi diventato 4-3-1-2) ma tra centrocampo ed attacco non mancavano ballottaggi ed alternative che Cesare Prandelli studiava di settimana in settimana. Oggi con una Champions League in meno sulle spalle ed una Coppa Uefa in più tra le mani, tutto questo in buona parte non c’è più. Se ci sarà, sarà tutta colpa di quella Coppa Italia che il 17 dicembre si presenta puntuale per un match contro il Torino (ore 17) per rispolverare vecchie conoscenze viola da tempo scomparse dai radar della prima squadra. Numeri alla mano, l’unica variabile che ha cambiato leggermente le carte in tavola è stata la lista Champions, a sfavore sostanzialmente di Comotto visto che difficilmente sarebbe cambiato il destino dei vari Semioli, Papa Waigo, Pasqual e Da costa. La difesa è rimasto il reparto più modificato, in un crescendo di certezze che vede la composizione del centrocampo ormai collaudata e l’attacco una formula quasi inscindibile. Così è naturale che Frey, sia reduce da 15 presenze su 15 campionato e 6 su 6 in Coppa. La situazione davanti a lui è cambiata quasi sempre in funzione degli infortuni, così a Gamberini mancano solo due gare di campionato e una di Champions; stesso bottino di Dainelli (da sempre maggiormente predisposto agli infortuni) a cui è andata peggio però in serie A con gli attuali 9 gettoni. Si spiegano così le 8 presenze di Kroldrup in campionato, e le 3 in Coppa, sempre per rimpiazzare uno dei due compagni indisponibili. A destra Zauri per cause di forza maggiore ha fatto punteggio pieno (indisponibile dopo la prima partita Jorgensen) in Champions ma è stato un decrescendo in campionato per il progressivo ritorno di Comotto: 4 maglie da titolare il primo, 9 il secondo. Da gennaio il passaggio di consegne in favore dell’ex granata (stavolta lista europea compresa) sarà completato. L’unica vera alternanza è rimasta a sinistra dove Vargas non è riuscito ad ottenere l’egemonia della mancina.
Un solo forfait in Champions, in campionato infortuni e forma non brillante lo hanno fermato a 7 presenze. La rimanente metà se la sono divisa equamente Gobbi e Pasqual, 4 partite a testa prima che infortuni e regolamenti facessero il resto. Se non lo ferma l’arbitro, non lo ferma nessuno, un rosso preso alla prima ed una squalifica da scontare domenica così Felipe Melo è a quota 13 presenze in campionato e 6 su 6 in Europa. Solo il proprio fisico invece poteva fermare il giocatore con la più alta autostima della serie A: Riccardo Montolivo vanta 11 presenze in Italia, con una sola esclusione per scelta tecnica e l’en-plein di 6 gare in Coppa. Il terzo tassello di centrocampo è diventato rapidamente Zdravko Kuzmnovic, che in Champions è rimasto fuori dall’inizio solo una volta e in campionato è già a 10 presenze, quota destinata solo a crescere. Lo insegue Donadel con 8 gare ed un singolo gettone europeo strappato all’ultima chiamata contro la Steaua. Stesso magro destino, a competizioni invertite, di Almiron, appena 4 match in Italia, meglio in Coppa con 200 minuti spalmati su quattro partite. Si chiude con l’attacco, dove i gol fatti ti allungano i minuti in campo, oppure la scelta tattica ti rende indispensabile agli occhi dell’allenatore. Quest’ultimo è il caso di Santana con 6 su 6 in Champions e 10 presenze in campionato, continuative da quando è stato varato il nuovo modulo. Non fosse stato per gli infortuni di Mutu o la mano di Gilardino, ancora più impietoso sarebbe il conteggio delle 10 apparizioni complessive da titolari nel torneo nostrano che hanno collezionato Jovetic (5), Pazzini (3) ed Osvaldo (2). Non fa per loro neanche l’Europa, dove sempre tutti assieme hanno racimolato una serie di apparizioni fugaci per un complesso di un centinaio di minuti. Insomma in campo per indisponibilità altrui o regalare qualche standig-ovation sul finale di gara, per tutto il resto ci sono Gilardino e Mutu (sempre presenti nel girone Champions e con due terzi delle presenze in campionato).
Da gennaio si riaprono le liste e arriva la Coppa Uefa, se un unico, solito ed affidabile blocco tanto per l’Italia quanto per l’Europa sia una scelta giusta solo il lungo cammino verso il quarto posto e la finale di Istanbul potranno dirlo.