FIORE-JUVE, I racconti di Max e Lorenzo

Scriveteci all'indirizzo mail: redazione@firenzeviola.it tutti i racconti o foto o video delle partite al "Franchi" contro la Juve che non dimenticherete mai. I migliori pezzi saranno pubblicati da qui a venerdì sulle nostre pagine.
04.12.2014 15:30 di  Redazione FV  Twitter:    vedi letture
FIORE-JUVE, I racconti di Max e Lorenzo
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© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport

Continua la carrellata dei vostri ricordi, con i racconti dei Fiorentina-Juventus che hanno segnato la vostra vita da tifosi. Ecco due nuovi brani inviati dai nostri lettori all'indirizzo di posta redazione@firenzeviola.it:

Il ricordo di Maxnardo: "Raccontare Fiorentina-Juventus è raccontare "la Partita!", che è bene precisarlo non è la stessa cosa di Juventus-Fiorentina. Premessa doverosa è che sono nato e cresciuto in provincia di Milano, mio padre mi ha trasmesso questa passione ma lui non ha origini fiorentine, quindi come spiegare questa fede calcistica? La risposta è che non si può spiegare, è come l’amore, arriva e se sei fortunato capisci che è lì vicino e lo cogli al volo!  Fatta tale precisazione, i miei primi Fiorentina-Juventus sono datati 82-83, quindi quelli post “meglio secondi che ladri”. Di ricordi ne ho tanti, nella mia cameretta ad ascoltare “tutto il calcio” con il radiocronista (forse Ameri?) che interrompe al 90° per annunciare la rete di Borgogol; la finale di Uefa vede il  mio televisore sintonizzarsi solo verso il 5° minuto e con mia immensa tristezza constatare che il punteggio è già in nostro sfavore (anche se di lì a poco pareggerà Buso). Purtroppo alla fine di quella finale verserò le mie prime e ultime lacrime per questioni calcistiche. Il mio idolo di gioventù, che solitamente in quella fascia d’età sancisce il fatto che lo sia per sempre, si trasferisce proprio in quella odiata squadra. Bello per il punteggio ma ancor di più per la “nota” poetica che ne accompagna la cronaca quello del 90-91 con Roberto che, sue testuali parole, “raccoglie quella sciarpa e non se la toglierà più”. Se è vero che le mie uniche lacrime sono state versate per il gioiellino di Caldogno è altresì vero che tante (probabilmente troppe) volte ho sofferto per i risultati negativi. Sofferenza che è nata più per come maturata che per la sconfitta in se. Il 4 dicembre del 1994, appena tornati in A, andiamo a Torino; io sono a Milano con gli amici, prima della partita la classifica è ottima e se al gol di Baiano il petto si gonfia, a quello di Carbone raggiungo l’estasi. La classifica in quel momento è “da paura”, vorrei fermare il tempo! Purtroppo rimangono ancora 45 minuti e quel goal incredibile (bisogna essere sinceri!) di tale Pinturicchio! Al 3-2 per poco non tampono l’auto davanti, di colpo ho solo la sensazione di vuoto; la domenica diventa brutta e i sogni che prendevano corpo alla vista della classifica del primo tempo, si smaterializzeranno con il proseguire di quel campionato che segnerà purtroppo anche l’inizio di una serie di vittorie dei gobbi in Italia e Europa. Marzo 2012, la Juventus arriva a Firenze da imbattuta. Sotto sotto, durante il mese precedente, avevo sperato “diabolicamente” che la Juve non perdesse e che ci scappasse la prima sconfitta del campionato proprio al Franchi. Non so per quale motivo ma giorno dopo giorno cresceva la mia convinzione che sarebbe stata una partita da ricordare! Con il senno di poi mi viene un dubbio: “stavo già pensando all’ottobre del 2013” o per “partita da ricordare” intendevo “partita da cancellare”? Inutile rammentare il punteggio, so solo che sono sprofondato nel mio posto, probabilmente se mia moglie fosse venuta in sala non mi avrebbe visto, non per la trasparenza ma per la simbiosi che avevo assunto con il grigiore del mio divano! Ancora oggi non mi spiego il sadico voler aspettare la fine della partita, quando ormai ci avevavo DISTRUTTO, forse speravo che quella partita non finisse mai e che magari l’arbitro, perdendo casualmente il fischietto, non potesse mettere a referto il punteggio finale! Ora però veniamo al sodo, al punto più basso della mia fede calcistica e a quello più alto in fatto di goduria raggiunta per una partita di calcio. Molteplici fattori, tra cui la già citata lontananza da Firenze, oltre che il classico sold out del Franchi, non mi hanno mai permesso di venire a Firenze per la “partita”. All’inizio dello scorso anno mi metto d’impegno, il 20 ottobre voglio esserci. Ormai internet aiuta, una volta era molto più difficile acquistare biglietti per partite di cartello distanti più di 300km da casa mia. Nel settembre 2013 ticket one propone l’accoppiata di biglietti per le partite con Juve e Pandouri, bisogna attendere per la disponibilità all’acquisto della singola partita con i gobbi. Non voglio rischiare e anche se problemi di lavoro non mi permetteranno di vedere entrambe le partite, spendo questi 50€ in prevendita. Si scende a Firenze con la mia splendida famiglia, il mio bimbo Michelangelo di poco più di 3 anni (il suo nome in onore del più grande artista a cui Firenze abbia dato i natali) e la mia bellissima moglie Kicca. Con noi anche mia sorella (milanista) e mio cognato (interista), tutti comunque rigorosamente antigobbi!!! Allo stadio ovviamente ci andrò da solo, troppa la paura per l’incolumità dei miei cari. Arriviamo il sabato mattina e come sempre gustiamo le bellezze di questa magnifica ed instancabile città. La mattina della domenica mi sveglio in albergo, è la luce che passa dalla finestra ad accompagnare il mio risveglio; moglie e figlio sono ancora tra le braccia di morfeo. Ho sensazioni buone (si però anche prima delle 5 pappine le avevo!) e guardando fuori noto che le nuvole hanno il sopravvento sul sole, mi sa che beccherò una marea di acqua, come il 17 novembre 2002 con il Montevarchi. La mattina si va in giro ma ho la testa alle 15:00! Mangiamo tutti insieme e prima del caffè raccolgo zaino e sciarpa e solo soletto vado a prendere il “17”. Trepidazione come ogni volta che mi avvicino allo stadio, per me che vengo poche volte è sempre una sensazione speciale, di fatto i miei 40 anni si dimezzano e torno ragazzino. Giro panoramico in via Fanti in mezzo alla “mia” gente. Decido di entrare nell’olimpo, si intravede a poco a poco la coreografia e penso: “anche se perderemo, lo spettacolo dei nostri tifosi avrà ripagato le aspettative di questa giornata”. Dopo 2 minuti 2 vedo Rossi a bordo campo, qui si mette male. Dopo 5 minuti, da dietro, si lamentano che siamo in piedi: “ma come, in curva Ferrovia volete si stia seduti?”. I primi presagi non sono buoni ma la partita scorre con un sostanziale equilibrio, la formazione iniziale di Montella fa intravedere la sensazione che il mister voglia imbrigliare il loro gioco infoltendo la metà campo, affidandosi all’estro e ai colpi di Rossi e Cuadrado. Solo una distrazione può scardinare lo 0-0 e purtroppo ne arrivano 2 in 5 minuti. Al 45' ho la testa tra le mani: “non verrò più a Firenze a vedere una partita, non è possibile! Non si vincono coppe o scudetti, si vendono i migliori ai peggiori, si vien presi per i fondelli per le sconfitte e devo rimetterci i soldi per un week end lungo e partita allo stadio?”. Lì ho forse raggiunto il punto più basso del mio amore calcistico, quella volta ero veramente tentato non di spegnere la TV ma di abbandonare il cuore pulsante del tifo, quello della curva, e tornare mestamente a visitare altre bellezze del capoluogo toscano. Il secondo tempo ricomincia, la sera incombe ed il freddo aumenta, con la mia felpa bianca copro la mia maglietta viola con giglio sul petto, forse i brividi sono solo una scusa, ho solo voglia di andare via e di non fare vedere che squadra tifo, non ne ho più la forza e il coraggio. Credetemi, 30 anni a Milano a combattere con il coltello dalla parte sbagliata contro juventini, milanisti e interisti non è facile, sentirsi deboli in casa propria era una sensazione deprimente. I primi 15 minuti del secondo tempo ci vedono soffrire, riaffiorano anche i fantasmi della goleada di 2 anni prima, poi un fulmine illumina lo stadio: rigore. La speranza è quella di vedere almeno un nostro gol, anche perché l’andazzo della partita non fa presagire nulla. “GOOOOOOOOOOOOL”, dopo una decina di minuti “GOOOOOOOOOOL” e poi “GOOOOOOOOOOOL” e ancora “GOOOOOOOOOL”, impiego più tempo a scrivere questa parola che la Fiorentina a farne altri 3!!! Mi abbraccio con il signore che mi trovo alla mia destra, mi giro al quarto goal e le persone che si lamentavano perché ero in piedi sono pronte con gli occhi sbarrati ad accogliere il mio abbraccio, ormai non si capisce più nulla. Fuori dallo stadio ci conosciamo tutti, non si può litigare siamo tutti felici, la “guerra calcistica” è finita e il nemico è caduto, ma soprattutto fa scalpore e rende magica questa volta perché è caduto in maniera ROBOANTE, quasi irripetibile. Era il mio primo Fiorentina-Juventus allo stadio, grazie ai tifosi per la coreografia, per gli abbracci e i cori. Grazie ai ragazzi (Neto, Roncaglia, Savic, Gonzalo, Pasqual, Pizarro, Borja, Aquilani, Ambrosini, Cuadrado, Rossi, Joaquin, Mati e Matos che sono scesi in campo) e a mister Vincenzo Montella. Dopo aver imbiancato la cameretta di mio figlio Michelangelo, ad un certo punto gli abbiamo chiesto cosa volesse appendere come quadri e lui ne ha indicato uno. In quel quadretto di vetro (sarà costato 3€) indicato da mio figlio avevo inserito a suo tempo la prima pagina del “Corriere dello Sport” del 21 ottobre 2013, con il mio biglietto “nominale” in bella vista. Quel quadro sarebbe dovuto finire appeso in garage, ma lui ha insistito: “Voglio quello!”. E alla fine chi sono io per dargli contro!!!".

Il ricordo di Lorenzo Bertini: "Vado allo stadio da quando ho 4 anni ma purtroppo in questi ultimi periodi, a causa di studio-lavoro, mi sono dovuto distaccare dal Franchi e da i miei ragazzi. Però una tradizione ci lega ancora. Prima di ogni partita importante (anche se poi in realtà quando gioca la Fiorentina tutte sono importanti) mando ai miei ragzzazzi un messaggio, e per l'occasione ecco il mio messaggio scritto proprio quel 20 ottobre: "Tanti dicono che non abbiamo mai vinto nulla rispetto alle grandi del nostro calcio, tanti dicono che siamo una città di nicchia, tanti dicono che la Fiorentina non fa parte di quelle poche squadre che governano il nostro calcio... vi scrivo questa premessa per ricordarvi che seppur non abituatuati a vincere sempre, seppur costretti a soffrire, siamo fieri di vivere quei pochi momenti di estasi e di renderli indelebili nella storia... quindi prendete questo momento e cercate di renderlo irremovibile nella storia, negli animi e soprattutto nei vostri cuori proprio come quei singoli momenti che ognuno di noi custodisce gelosamente. Siate fieri ed orgogliosi, siate impavidi e coraggiosi, siate fiorentini... alzate i vessilli al cielo e fate brillare un colore ed uno solanto cosi rendendo grande la nostra città di Firenze... e come sempre canterete con me... DAI ORA E'!!!". A fine partita, per un giorno che per chi lo ha vissutto difficilmente verrà dimenticato, ho invece scritto: "Avete reso questo momento indelebile nella storia".