DIBATTITO APERTO
Il dibattito è ufficialmente aperto, e indubbiamente le dichiarazioni di Palladino nel dopo gara non fanno altro che alimentare la diatriba. A Bergamo si vede una Fiorentina più identitaria, nei primi quaranta minuti il 2-1 firmato Quarta e Kean sembra persino andare stretto per via del palo colpito dall’ex bianconero, ma quando l’Atalanta alza i giri del motore i viola capitolano con facilità disarmante. De Ketelaere e Lookman tagliano la difesa come lama nel burro, e dopo l’uno-due a ridosso dell’intervallo la Fiorentina non riesce più a rialzarsi.
Ancora la difesa sul banco degli imputati - Così ancora una volta sul banco degli imputati finiscono sia la fase difensiva che gli interpreti, con inevitabile responsabilità connessa alle scelte tecniche. La strada della linea a tre continua a mettere a nudo limiti e pecche che la squadra di Gasperini potrebbe sfruttare anche nel secondo tempo se non fosse per le parate di De Gea. E’ la seconda parte del match del Gewiss a raccontare di una squadra viola incapace di reagire al doloroso finale di primo tempo, e in tal senso torna ancora evidente la solitudine di un Kean che nonostante tutto resta il faro della Fiorentina.
Un modulo che comincia ad andare stretto - Al netto delle riflessioni necessarie sulla difesa restano così le buone sensazioni regalate da un centrocampo a tre che potrebbe avere gli interpreti giusti ma anche una panchina che, almeno ieri, non è riuscita nel tentativo di evitare la sconfitta che era diventato una costante nelle prime 5 gare stagionali. Nè Ikonè, né Sottil cambiano volto a una viola costantemente all’angolo nella ripresa di Bergamo mentre Beltran resta un mistero anche alla luce dell’ultima sostituzione, quello di Pongracic. Tanto materiale su cui lavorare da qui alla gara con la Lazio, aspettando Gudmundsson e ripartendo sì dai segnali positivi del primo tempo ma anche tenendo bene a mente le difficoltà evidenti imposte da un modulo che non pare fatto su misura per questa squadra.