DI RIFLESSO, IL CAOS

28.02.2020 00:00 di  Dimitri Conti  Twitter:    vedi letture
DI RIFLESSO, IL CAOS
FirenzeViola.it

La tanto attesa decisione della Lega Serie A, in merito al recepimento del decreto governativo sulle limitazioni a causa dell'emergenza sanitaria derivante dal Coronavirus emanato già in data 25 febbraio (“Ulteriori disposizioni attuative del decreto-legge 23 febbraio 2020, n. 6, recante misure urgenti in materia di contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da COVID-19”), è arrivata: nonostante le ufficiose pressioni dell'Udinese, non solo lei, nulla è cambiato: saranno infatti cinque le partite a porte chiuse, tra le quali quella cui è attesa la Fiorentina alla Dacia Arena.

Il fatto che siano serviti due giorni interi di attesa per veder ufficializzata una decisione presa dal governo italiano da parte della lega che sta dietro al massimo campionato calcistico italiano, racconta più di una sfumatura a proposito del momento che affligge il paese e le istituzioni che lo reggono, su tutti i livelli. O meglio, della mancanza di connessione tra le varie emanazioni di potere dello Stivale. Per capirlo, basta provare a dare un senso alle parole.

Decreto legge. Per definizione un "atto normativo di carattere provvisorio avente forza di legge, adottato in casi straordinari di necessità e urgenza dal Governo", perciò successivo, in molte occasioni, ad una situazione di emergenza, che richiederebbe una rapida tempistica nell'omologazione da parte dei soggetti interessati dal provvedimento. Invece, per un motivo o per l'altro, alla Lega Serie A sono servite più di 50 ore per dare la conferma ufficiale, tenendo peraltro sulle spine migliaia di (potenziali) tifosi, lasciati in pasto alle posizioni in merito da parte dei singoli club, i quali però non avrebbero alcuna facoltà di intervenire a discapito di una decisione che arrivi dal secondo potere dello Stato. Certo, la particolarità del momento e la delicatezza delle varie situazioni impongono anche una certa pacatezza nella valutazione, ma la realtà è che il prodotto principale di molte azioni, come spesso succede in Italia, si chiama caos. Di fatto, è lo specchio sul quale si riflettono le insicurezze di un popolo.