CREDIBILITÀ CERCASI
Era già difficile prima, rilevare un briciolo di credibilità nell'universo calcio, figuriamoci adesso. Nelle decisioni prese e comunicate persino a ridosso di un evento come la sfida tra Udinese e Fiorentina, c’è l’essenza di un sistema nel quale non sembra esistere logica. Anche perché, ve ne fosse una, avrebbe contorni discutibili. Gli stessi che a prima vista appaiono evidenti, come il peso e i giochi di forza in ballo che hanno spinto a ribaltare sul fil di lana persino una decisione presa dal Governo con avallo iniziale della Lega. D’altronde, come ha evidenziato lo stesso Ministro dello Sport Spadafora, si è trattato di “Decisione autonoma, accolta con favore” dopo una settimana di confronti incrociati.
In altri termini quella che era la decisione di far giocare cinque gare a porte chiuse, incluso il big match tra Juventus e Inter, è stata pian piano erosa dalle singole pressioni societarie, sostenute anche da regioni come nel caso del Friuli Venezia Giulia che hanno ulteriormente allargato il quadro di atteggiamenti tra loro diversi filtrati più o meno da ogni angolo d’Italia in merito alla vicenda Coronavirus. Una rincorsa costante al voler portare avanti la propria tesi, qualunque essa fosse, che non poteva non riguardare lo stesso calcio, così sproporzionato nei suoi equilibri e nei suoi poteri.
E così si giustifica la scelta di non scendere in campo per tutelare l’immagine del paese, come se una situazione del genere non fosse già un clamoroso autogol. Va a finire che l’importanza di una gara come quella che si doveva giocare oggi a Torino a porte chiuse vada oltre qualsiasi altra indicazione, condivisibile o meno che fosse. Che il valore dell’indotto economico dello svolgimento di un evento calcistico valga più delle indicazioni governative arrivate in un momento tutt’altro che banale. In poche parole che il mondo del calcio stravolga qualsiasi pregressa valutazione, confermando ce ne fosse ancora bisogno il più totale e assoluto statuto speciale. Un melting pot di interessi da difendere dinanzi a tutto e tutti, e clamorosamente capaci di andare oltre qualsiasi scala gerarchica di valori, autorità o semplice buonsenso.
La Fiorentina, dal canto suo, non ha potuto far altro che prendere atto delle decisioni, organizzare in fretta e furia il rientro, e rivolgere i propri pensieri il prima possibile all’impegno contro il Brescia in attesa di capire se sarà una domenica normale o meno (le polemiche sono solo all’inizio, sono facili da prevedere ulteriori ripercussioni nell’immediato futuro). Con una sensazione tutto sommato piacevole, quella di esser stati comunque ascoltati, visto l’accantonamento delle ipotesi di lunedì, o dell’undici marzo a 4 giorni dalla trasferta di Roma con la Lazio. Rispetto al passato una novità. Può sembrare una magra consolazione, ma in quello che è diventato il mondo del calcio italiano è paradossalmente qualcosa di più.