CONFRONTO SULL'HUDSON
Più che una parata una serie ravvicinata di confronti vis a vis. La gita in barca della Fiorentina lungo il fiume Hudson si trasforma presto in qualcosa di diverso e sin dall'inizio è impossibile non accorgersene. All'appello dei giocatori che scendono uno dopo l'altro manca il nome di Chiesa, che resta sul pullman dove rapidamente sale anche Joe Barone. Insieme al braccio destro di Commisso c'è anche Antognoni, i toni si fanno persino perentori, poi i dirigenti lasciano il pullman sul quale accanto a Chiesa c'è solo Dainelli.
Quando Federico scende lo sguardo è fisso davanti a sé. “Sto bene, grazie” dice a denti stretti mentre sale sul battello dove Commisso chiede a tutti di lasciargli godere “una giornata di festa”. Di lì a poco, tra una foto e l'altra ai grattacieli di New York, Barone e Chiesa stanno di nuovo parlando, stavolta con loro c'è anche Dragowski. Il concetto è sempre lo stesso: “I contratti si rispettano”, e non è dato sapere come verranno gestiti orientamenti diversi che pur resistono all'interno della società (lo stesso tecnico sa bene il rischio rappresentato dal trattenere un giocatore controvoglia).
Eppure mentre la cronaca si fa frenetica e il battello passa davanti alla statua della Libertà filtrano versioni opposte dall'Italia: Chiesa domenica non avrebbe mai parlato con Barone, anzi il suo intento sarebbe quello di parlare solo con Commisso. Certo, anche per fargli presente quel che su queste pagine abbiamo già scritto (una sorta di promessa della precedente proprietà di lasciarlo andare a fine anno), ma in assenza di parole scritte pare che la nuova proprietà viola non abbia la minima intenzione di arretrare. Il caso è appena esploso, tutta la comitiva si sposta a Wall Street, arriveranno altre parole di Commisso e Chiesa che prende tempo e rimanda le decisioni al futuro. Se da mesi intorno al futuro di Federico circolano voci incontrollate un motivo che affonda le radici nel recente passato ci deve pur essere.