TONI, Conquisterò i tedeschi Solo con i gol
In un mese abbondante di Bayern, Luca Toni ha conosciuto l'entusiasmo di dirigenti-leggenda, l'attenzione per il modo di proporsi fuori dal campo e le preoccupazioni per un infortunio fastidioso nel mezzo della preparazione. Da sabato, con l'avvio della Bundesliga, Toni verrà valutato per il rendimento. In Germania, ma anche in Italia. Dice: «Mi sento a posto, ho voglia di iniziare»
Adesso che ha lasciato la serie A, ha paura di restare lontano dallo sguardo di Roberto Donadoni?
«No. Il c.t. ha già dimostrato di tenere in considerazione anche chi ha scelto l'estero. E poi sono al Bayern, un squadra importante e conosciuta. Se gioco e segno, l'Italia mi chiamerà. Io vorrei andare sempre, anche subito, il 22 agosto in Ungheria»
Intanto dopodomani parte la Bundesliga. Pensa di esserci?
«Io voglio giocare. Ho lavorato duro per recuperare da un infortunio al polpaccio, rientro in gruppo soltanto oggi, ma ho due giorni di tempo per convincere Hitzfeld».
Lo sa che al Bayern anche un secondo posto sarebbe visto come una sciagura?
«Lo capisco, con quello che è stato speso. Ma la squadra è veramente forte, costruita per vincere e destinata a vincere».
Ha pensato a cosa può dare al Bayern e cosa riceverà?
«Io posso portare tanti gol, è il mio mestiere. Loro mi fanno provare una sensazione di internazionalità che non avevo sentito prima. Bellissimo ».
Franz Beckenbauer e Kalle Rummenigge l'hanno corteggiata e convinta a trasferirsi a Monaco. Ricorda un gesto determinante?
«Tante frasi, un'attenzione che non avevo mai sentito prima. Cercavano soltanto me, non Toni oppure qualcun altro. Mi hanno dato l'idea di voler costruire il nuovo Bayern su di me. Anche se Rummenigge prima della firma mi ha messo in guardia: "Vieni, ma guarda che dobbiamo vincere"».
Lei sa cantare?
«Sono stonato, perché?».
Quando Trapattoni e Rizzitelli festeggiarono il primo titolo tedesco, finirono sul balcone del municipio a gridare «Volare» al microfono.
«Per vincere questo e altro ».
Sì, c'è dell'altro. Erano anche vestiti alla bavarese, cioè pantaloni di cuoio sopra il ginocchio.
«Sono già preparato. Mi hanno già messo addosso quel costume, per un spot pubblicitario. Sensazione strana, ma non disturba».
E' pronto a sopportare un tipo di stampa che non parla di moviole o 4-4-2, ma dell'abbigliamento della sua fidanzata?
«Ho notato una certa attenzione. Scrivano pure, tanto non capisco».
Ma pubblicano foto gigantesche.
«Finché non sono brutte foto, va tutto bene».
La ammirano già perché al quarto giorno di allenamento ha guidato fino al campo senza navigatore.
«Era facile, la strada è sempre uguale. Ma conosco soltanto quella».
«Oh, che gran professionista », hanno detto quando per la stanchezza post allenamento ha dato buca a Rummenigge che voleva invitarla a cena.
«L'ho avvisato che non potevo andare, non mi permetterei di dargli buca. Era un periodo incasinato. Adesso mi sono quasi sistemato: casa vicino al centro, città bella e piena di italiani, giro senza interprete e mi arrangio. Anche nello spogliatoio parlo inglese e dialetto modenese: francesi e sudamericani mi capiscono ».
Lei avrebbe dichiarato che con Miroslav Klose forma la miglior coppia d'Europa e che il Bayern vincerà tutto, anche la Champions l'anno prossimo. Giusto?
«Vogliamo vincere sempre. Klose, ha grandi qualità, ci integriamo. Farebbe bene anche in serie A».
A proposito: cosa si vede dell'Italia dall'estero?
«Il nostro campionato attrae: molti compagni mi vengono a chiedere metodi di allenamento, tattiche, sistemi di lavoro. Qualcuno dice di aver avuto delle offerte, ma poi ha scelto di restare. Sui pronostici di campionato invece dico Inter: è più continua, ha la rosa migliore. E' superiore. Il Milan ha dei fuoriclasse che ti fanno vincere le partite importanti, ma è meno costante. Per la Juve è presto: massimo zona Champions».
Da azzurro che torna in Germania, quale stadio le darà il brivido maggiore?
«Berlino, senza dubbio. Quella è la notte indimenticabile, unica».
Oltre a Danke e Auf Wiedersehen, quali altre parole di tedesco ha imparato?
«Servus e Gruss Gott: due modi di dare il benvenuto in bavarese. Poi geh'ma, andiamo ».
E gol?
«Tor». Preparato. Può correre in Bundesliga.