MONTELLA, Quanti ricordi a Catania, su Pulvirenti...

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Intervistato telefonicamente da La Sicilia, Vincenzo Montella ha espresso tutta la sua gioia per il ritorno a Catania, che affronterà domani da avversario.  «Sono felice di tornare a Catania, perché trovo molti amici, incontro la squadra alla quale sono affezionato e riabbraccio molti dirigenti con cui avevo legato in maniera speciale», ha dichiarato l’attuale allenatore della Fiorentina, che poi ha analizzato il suo percorso sulla panchina etnea e quello intrapreso dalla squadra siciliana: «La squadra è cresciuta nei singoli e anche come gruppo: parlo di mentalità, di idee di gioco. Credo che sia stato costruito qualcosa di importante e anche adesso i risultati si notano. Attenzione, non voglio screditare il lavoro attuale, se dico che la scelta, di allora, di portare a Catania determinati giocatori fu di Lo Monaco. Maran ha fatto davvero benissimo. Dare continuità, dopo una stagione molto positiva, non è semplice, soprattutto in una piazza spesso abituata a lottare per la salvezza. Invece, adesso, gioca il miglior calcio in assoluto. Ho visto spesso le partite dei rossazzurri e confermo quanto giochi un ottimo calcio. Il merito, ovvio, è dell’allenatore e dell’organizzazione societaria, che si è ricreata. Non arrivano per caso, i risultati: i punti sono figli di un lavoro di base importante».

Montella ha poi raccontato cosa gli manca di Catania e presentato la sfida: «Premesso: a Firenze sto benissimo, ma la Sicilia mi manca e lo dico con estrema sincerità. Il rapporto con le persone, per esempio, e voi sapete che difficilmente mi lego e lo dico pubblicamente. A Catania, invece, s’è verificato tutto il contrario. Ricordo con affetto il direttore sportivo Bonanno, il team manager Orazio Russo, le famiglie dei dirigenti Franchina e Borbone, i massaggiatori, i medici. Una stima che conservo gelosamente dentro di me. Bergessio e Lodi assenti? Meglio per me (ride, ndr), anche se devo ammettere che i sostituti hanno sempre coperto il ruolo in maniera produttiva. Penso a Castro, un giocatore che non lascia punti di riferimento agli avversari. Fischi o applausi? L’uno e l’altro, forse. Intimamente spero che mi possano applaudire, ma ci tengo, soprattutto, a ricevere gli abbracci di chi mi ha conosciuto personalmente, ogni giorno, per un anno agonistico. Pulvirenti? Ci siamo parlati, anche se non siamo andati proprio in fondo a quel che era successo la scorsa estate. Ma io lo stimo molto. Io lo abbraccerò, spero che lui faccia altrettanto, anche se poi dovesse fischiarmi…».