LA FIORENTINA E CALCIOPOLI. Adesso, dopo i danni, anche la beffe
Oltre i danni, anche le beffe. Ma se preferite il dialetto, che culturalmente racconta molto, concedeteci anche un "becchi e bastonati". Già, perché le ultime evoluzioni della vicenda nota ai più sotto lo pseudonimo di "Calciopoli", ha rispedito al mittente (e sarebbe interessante domandarsi chi fosse) gran parte delle accuse sciorinate un'estate fa nei confronti della Fiorentina. I viola, pubblicamente vessati per l'atteggiamento contrario al "sistema Moggi" e ritrovatisi sul baratro della retrocessione, secondo la ricostruzione fatta ai tempi dal procuratore Palazzi, furono uno dei club a spalleggiare i metodi poco ortodossi dell'allora direttore generale della Juventus. Una sorta di discesa al compromesso con il principe del calcio italico, quel Luciano Moggi in grado d'inanellare vittorie su vittorie. Com'è andata a finire tutta la storia, lo sappiamo bene, e bene lo sanno anche i tifosi che, per inciso, hanno pagato anche sotto l'aspetto degli abbonamenti. Inizialmente privati delle prime tre gare interne, e poi falcidiati dalle decisioni di sicurezza sulle gare a porte chiuse. Ma, appunto, oltre ai danni (d'immagine, economici per due qualificazioni alla Champions League praticamente cancellate, e psicologici, chiedere a Prandelli in che condizioni scendeva in campo la squadra nel difficile avvio di stagione) adesso spuntano le beffe.
La prima, quasi sfacciata, direttamente indirizzata alla dirigenza viola. Diego Della Valle, la cui inibizione si è improvvisamente fermata alla fine di marzo a pochi giorni dalla elezione di Abete, e il fratello Andrea, che dovrà invece attendere la fine di giugno, si sono visti scagionare dalla stragrande maggioranza delle accuse loro rivolte. "E adesso? Chi ci risarcisce?" ha sbottato pochi giorni fa lo stesso presidente viola visibilmente stizzito dalle decisioni del Lodo Arbitrale, tanto da arrivare a pensare, com'è ben noto, di lasciare la presidenza.
Evidentemente, era solo l'antipasto. Perchè se è vero che la chiusura delle indagini, e i conseguenti avvisi della Procura di Napoli, erano preventivabili, è altrettanto vero che il coinvolgimento di una nuova società, il Messina, e di altri arbitri, coinvolti in quindici partite fino a oggi mai considerate irregolari, apre nuovi, imprevedibili, scenari.
Cesare Gussoni, presidente dell'AIA, non si è scomposto più di tanto, "Tutto previsto" ha detto, eppure alle sue dichiarazioni è seguito lo stop nei confronti di due fischietti, Bertini e Tagliavento, già designati per le gare di B (guardacaso quest'ultimo avrebbe dovuto arbitrare la Juventus a Lecce). Chi si scompone, però, sono di sicuro tutti quei tifosi, e perché no i dirigenti stessi, gettati nel tritacarne dalla giustizia sportiva, e adesso illuminati da luce nuova da parte della giustizia ordinaria. La Fiorentina, in tal senso, appare come l'ennesima vittima, per l'ennesima volta. Non bastassero le tante gare oscure della fantomatica stagione 2004/2005, la Procura di Napoli, adesso, riapre le ferite relative alla partita con il Messina. Ricordate? Vantaggio di Ariatti annullato da un dubbio rigore concesso ai giallorossi e poi realizzato da Parisi, arbitrata da quel Paparesta che soltanto venti giorni prima era stato chiuso nello spogliatoio di Reggio Calabria. Ancora. A Milano, contro l'Inter, l'arbitro Bertini, con l'intervento del d.s. del Messina Fabiani, architettò la doppia ammonizione di Obodo e Viali, entrambi in diffida. E difatti soltanto una settimana dopo, contro la Juventus, i viola si ritrovarono decimati dalle squalifiche del giudice sportivo.
Non sappiamo, a oggi, se e quando arriverà davvero la parola fine su questa lunga, e triste, vicenda. Di certo sappiamo che, ancora una volta, la Fiorentina ne esce penalizzata. Come se oltre al danno, pardon i danni, le fosse stata preparata ad arte anche la beffa finale. Come se, nel caso preferiate il dialetto, oltre al tradimento fossero arrivate anche le bastonate.