Palladino sfida le critiche e tanto per cambiare si condanna all'impresa. La Fiorentina resta in corsa su quasi tutto, ma è impaurita dal niente. Il quarto anno in Conference? Servirebbe a poco

Già due sconfitte nelle 'finali di maggio' e siccome la reputazione della Fiorentina vive sull'energia dei risultati strappati con tenacia a prescindere dal gioco, bisogna cominciare da qui.
Due sconfitte e la necessità assoluta di passare il turno in Conference contro il Betis, in modo da potersi ritagliare la prospettiva di poterla vincere, questa benedetta Coppa, anche se in finale ci sarà il Chelsea. Una squadra che è quarta in Premier, fra le altre cose parteciperà al mondiale per Club e ha una rosa valutata quasi un miliardo (contro i 280 milioni della Fiorentina e i 13 del Celje, come ricorderebbe ora Riera). Una innaturale, mastodontica abbondanza contro la quale la Fiorentina avrebbe solo il privilegio di giocarsela in una sola partita, anziché due.
Un problema alla volta e prima di parlare del Betis facciamo un passo indietro verso Roma promettendo di essere sintetici. Il vero problema è che Palladino lascia spesso il dubbio che alcune scelte abbiano lo scopo di attirarsi le critiche, o almeno di non volerle scansare, sensazione che diventa per il tribunale del popolo certezza quando non arrivano i risultati.
E allora, in una delle 'finali' assolutamente da vincere contro la Roma abbiamo preso nota di questo, in ordine di reparto: Pongracic esterno di centrosinistra (mai visto prima), centrocampo con Mandragora regista estratto dalla sua felice condizione di mezz'ala libera di attaccare, ruolo affidato a Richardson e Ndour (che non giocava da settimane, poi passato esterno destro), Zaniolo riemerso dai margini per sostenere Kean, come se dovesse magicamente ritrovare motivazioni tornando a Roma. E se la Fiorentina gioca in modo perfino decente e perde, Palladino non deve poi meravigliarsi delle considerazioni negative: in certi momenti sembra proprio che vada a cercarsele, in nome del 'rispetto del gruppo'. Tutti sulla corda, tutti utili. Anche chi non giocava da tempo, chiamato a essere temporaneo protagonista in una partita da vincere, oltretutto con una costruzione di squadra a sorpresa?
Tanto per ambiare la Fiorentina è condannata a stupire, ma in un altro senso. Giovedì sarà dura, il Betis ha dalla cintura in su almeno tre talenti sopra la media ma non è insuperabile, copre il campo con la capacità e la presunzione della squadra che sa palleggiare (quindi lascia spazi se perde un duello). Ha sprecato all'andata l'occasione di schizzare sul 3-0 e arriva a Firenze sapendo che dovrà sudarsela, eccome. L'impresa per i viola è possibile, anche se le parate di De Gea dovranno essere sostenute da una percentuale realizzativa superiore da parte di Kean: alla fine la 'spina dorsale' della squadra viola è questa, un ottimo portiere e uno straordinario centravanti, non è mica una colpa avere due che decidono le partite, soprattutto se intorno c'è una squadra logica che lotta avendo i migliori schierati nel proprio ruolo.
Capitolo Conference proiettato verso il futuro. Chi scrive ha già espresso più volte la sua opinione sul tema e in questo momento conviene ribadirla: dopo tre partecipazioni consecutive, questa Coppa ha un senso se viene vinta. Per un club davvero ambizioso il prestigio e i guadagni sono marginali rispetto alle cifre garantite dall'Europa League e alla cascata d'oro della Champions, gli avversari sono a lungo improbabili, i problemi di stanchezza certi fra trasferimenti a lungo raggio e superuso contro squadre inferiori che la mettono sul piano fisico. Ma a parte questo, quali benefici reali e 'di crescita societaria' aggiungerebbe il quarto anno consecutivo di Conference? Quanti fra i giocatori più forti accoglierebbero la prospettiva di parteciparvi come un incentivo per restare? In quale misura sarebbe stimolato il club a rinforzare davvero la base? A proposito di giocatori forti, sta facendo notizia il rientro accelerato di Dodo dopo l'operazione di appendicite del 25 aprile. C'è chi lo immagina in campo dopo nemmeno due settimane contro il Betis, sarebbe francamente un record di velocità. Vediamo e auguriamoci principalmente che Dodo sia in condizioni di giocare, perché anche riaverlo su quella fascia al 70 per cento sarebbe un gran colpo.
Testata giornalistica Aut.Trib. Arezzo n. 2/07 del 30/01/2007
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