OCCHI PUNTATI SU..."L'amore di Firenze è il vero valore aggiunto"
Ormai è una frase fatta: “E’ mercato 365 giorni l’anno”, e a maggior ragione quando si ferma il campionato. Del resto è la legge del mercato, il prezzo si fa in base alla richiesta e la gente, il popolo, i fruitori del prodotto calcio “chiedono” notizie ed aggiornamenti di mercato tutti i giorni dell’anno. Certo un tempo era diverso; esaurito il mercato estivo finiva tutto (o quasi), una breve parentesi a novembre, giusto qualche aggiustatina specie per le piccole squadre, e via andare, parola al rettangolo verde. Ma… sic transit gloria mundi, le cose cambiano, e soprattutto i tempi corrono; la continua voglia di cambiamento, mutuata dalla frenesia che caratterizza tutto il periodo storico attuale (non solo nel calcio), ha imposto nuove regole, e gallina vecchia non fa più il classico buon brodo; oggi tutto deve cambiare, a prescindere dai risultati ottenuti, e un acquisto di luglio è già a rischio rottamazione per gennaio.
Dicevamo della sosta; doppio impegno per la nazionale campione del mondo, doppio impegno di dubbia valenza tecnica ed emozionale. Spazio quindi alla fantasia e vivaddio la Fiorentina è una delle squadre che più delle altre smuove questo sentimento. Sì da il caso che il portiere del Milan, Nelson Dida ne stia facendo più di Carlo in Francia, e si da il caso che in maglia viola giochi un signore di nazionalità rumena, tale Adrian Mutu, che nel panorama mondiale va per la maggiore. Nel primo caso ecco entrare in gioco la candidatura Frey per i rossoneri, nel secondo si scatena un’asta fra i club europei più prestigiosi (e più facoltosi) per assicurarsi le prestazioni del fenomeno di Calinesti. E la Fiorentina società che fa? Reagisce, smentisce, conferma, si chiude in silenzio stampa? Niente di tutto questo. A domanda risponde: Frey e Mutu sono incedibili, almeno fino al compimento dei 30 anni. Attualmente contiamo 27 primavere per il portierone francese e 28 per l’attaccante rumeno quindi nessun dubbio sulla loro permanenza in riva all’Arno.
Qualcuno potrà obiettare che viviamo, come Alice, nel paese delle meraviglie e che saremmo cattivi cronisti se non considerassimo la forza persuasiva del vil denaro sulle menti e sui portafogli dei calciatori. Noi da parte nostra aggiungiamo un carico da undici sulla permanenza a Firenze dei due fenomeni; l’amore sincero e sconfinato di tutta la città che, ne siamo certi, si traduce in una certezza: Frey e Mutu resteranno a Firenze fino alla scadenza del loro contratto e forse anche oltre. Fuori dei luoghi comuni, è innegabile che a Firenze ci sia un progetto, serio, credibile, ci siano stipendi regolarmente pagati il 27 di ogni mese, ci sia una società che investe nei giovani, e ci sia l’allenatore con la A maiuscola: Cesare Prandelli. Ma soprattutto c’è una città che vive per la propria squadra di calcio, e che sa essere passionale ma anche rispettosa, una città a misura d’uomo che avvolge con la sua bellezza fatta di arte e di storia e allo stesso tempo non soffoca e non opprime (come invece accade in altre realtà tentacolari). Non a caso a Firenze vivono ancora tantissimi ex viola che hanno scelto il capoluogo toscano come dimora definitiva. Penso agli undici che vinsero il primo scudetto; tanti anche del secondo tricolore e fra gli ultimi penso a Massimo Orlando, Di Chiara, Enrico Chiesa, Torricelli, lo stesso Batistuta prima che la passione per il golf lo portasse in Australia aveva “comprato casa” (eufemismo, si trattava in verità di una villa meravigliosa) vicino al Piazzale Michelangelo, giurando eterna fedeltà alla città del giglio.
Eccolo, quindi, il vero valore aggiunto. La classica scelta di vita, però al contrario; meno soldi più qualità di vita, meno vittorie maggiori gratificazioni a livello umano e personale. Se poi, qualificazione Champions League alla mano, arrivasse qualche euro in più, ben venga; e se nei prossimi tre anni si completasse il progetto tecnico riuscendo a portare a casa qualche trofeo, tanto di guadagnato. Tutto questo mantenendo fermo alla base l’amore di Firenze e dei fiorentini, grimaldello imprescindibile per aprire il cuore dei due fuoriclasse in questione (ma anche di altri, penso a Montolivo o Pazzini), e chiudere la porta ad un’eventuale loro partenza.