IL MARATONETA, Lampi azzurri
Conferma che Fiorentina targata Della Valle sia diventata una società seria e che programma il proprio futuro, la si è avuta sabato 24 marzo 2007 con l’incontro Inghilterra – Italia under 21.
Nell’amichevole organizzata per inaugurare il nuovo stadio di Wembley, la nostra nazionale schierava infatti tra gli undici titolari ben tre giocatori viola (per tacere del panchinaro Lupoli), e se record non è poco ci manca.
Ma il recordman sicuro, il “man of the match”, il M.V.P. (Most Valuable Player) è stato Giampaolo Pazzini da Pescia, che con la sua tripletta è entrato di diritto nella storia di “New Wembley”, partita straordinaria la sua, soddisfazione doppia, anzi tripla, se si pensa che in viola è spesso abituato a vedere gli altri giocare.
Giampaolo ricorderà a lungo la sua partita in quel di Londra, il nuovo stadio, la standing ovation che il pubblico della ex perfida Albione gli riserva, un ricordo reso ancor più indelebile grazie alla passione tutta inglese di tramandare a futura memoria i match con giocatori autori di segnature multiple (minimo tre) a cui spetta il diritto di vedersi consegnare dall’arbitro il pallone dell’incontro con tanto di firme degli avversari.
Al di là della straordinaria prova del centravanti viola, quello che deve essere esaltato è anche tutto lo staff tecnico-dirigenziale della Fiorentina, che in cinque anni (facendo tesoro degli errori di “gioventù”) si sta davvero proponendo come un modello calcistico da seguire in Italia: osservatori, amministratori, allenatori, direttori credibili e preparati, con idee chiare, intenti a pianificare il futuro senza restare prigionieri del presente e delle bizze delle primedonne.
La strada intrapresa (quella di puntare sui giovani) è quindi quella giusta, la Fiorentina ha un futuro davanti che non dipenderà dallo stato di forma o dalle motivazioni del singolo giocatore, ma dai tanti tasselli di un puzzle che stanno andando a combaciare perfettamente: il Della Valle pensiero potrebbe essere riassunto con il saggio proverbio “Tutti sono importanti ma nessuno è indispensabile”.
Questo messaggio sarebbe bello potesse arrivare anche all’altro centravanti viola, il titolare della maglia numero 9 della Nazionale maggiore, al Campione del Mondo, insomma a Luca Toni. Da sempre, e soprattutto nell’ultima settimana di interviste in quel di Coverciano, con le sue dichiarazioni, ci fornisce l’idea di eterno indeciso tra l’idea di scappare o quella di restare, ci insinua continuamente il dubbio se preferisca il protagonismo assoluto a Firenze o il richiamo milionario di altri lidi.
Io non so con certezza cosa abbia detto e promesso il patron Diego a Luca Toni nell’agosto 2006, non so se il gentlemen’s agreement tra le parti prevedesse un “Tu salvaci dalla serie B e poi a fine campionato sei libero” o più semplicemente un “Poche storie, qui i contratti si rispettano”, ma qualunque sia stato il tono di quell’incontro estivo, sarà bene che qualsiasi infelice di restare in riva all’Arno capisca che questa è una dirigenza seria che non si farà mai trovare in posizione passiva o prigioniera di ricatti dei procuratori e relativi assistiti.
I tempi dei “ritocchini” all’ingaggio e delle famose “scelte di vita” sono finiti con questa nuova proprietà che ha investito (e sta continuando a farlo) su giovani motivati e desiderosi di emergere.
Chi si sente un pesce fuor d’acqua in questa nuova realtà chiamata Fiorentina dovrà farsene una ragione, perché per i Della Valle e per la Firenze calcistica è davvero arrivato il momento di un nuovo corso, di un “new deal”, dove veramente ognuno è una pedina importante, ma nessuno risulta essere indispensabile per il progetto di una stabile lotta per il vertice del campionato.
S.G.