GANDINI A RFV: "Tanto di cappello a Commisso, ha dimostrato coi fatti. Supercoppa? L'Arabia è sempre stata importante"
Ospite di Radio FirenzeViola nel corso di “Chi si compra?”, lo storico dirigente ex Milan Umberto Gandini ha presentato la sfida tra i rossoneri e la Fiorentina in programma sabato sera: “Si parla di due grandi squadre, rappresentano gli incroci del calcio italiano tra due nobili. Il Milan ha più problemi, per una crisi di risultati legata alla crisi di infortuni. Ora però affronta una gara difficile anche a livello ambientale e reduce da un pari risicato, con le principali bocche di fuoco fuorigioco. I risultati non sono in linea con le aspettative e c’è all’orizzonte la gara spartiacque col Dortmund”.
Della Fiorentina che ne pensa?
“Tanto di cappello alla società per il lavoro fatto. L'investimento sul Viola Park dimostra la volontà di Commisso. La squadra è buona, gioca un bel calcio e a volte fa meno bene di quanto potrebbe. Ma è una delle squadre più difficili tra quelle che ci sono in campionato. Hanno dimostrato coi fatti. Con una struttura all’avanguardia a un dichiarato interesse sulla questione stadio, uno degli scandali più grossi del calcio italiano. Che non ci siano stadi all’altezza in Italia è inqualificabile. E tutte le volte che uno prova a voler fare qualcosa, come Commisso, c’è sempre di mezzo quel mostro chiamato burocrazia”.
Si è fatto un’idea della Supercoppa in Arabia?
“Il calcio è sempre stato uno dei più importanti biglietti da visita del nostro paese. L'Arabia è diventata ora estremamente attraente per la scelta del governo di investire sullo sport e sul calcio. Ma l'area mediorientale è sempre stata un bacino importante per il nostro calcio”.
La questione stadi?
“La cosa migliore è essere onesti con noi stessi. Abbiamo perso qualche treno gli anni scorsi, guardando più al campo e meno alle infrastrutture per il nostro calcio. D'altra parte, il mercato ha decretato che oggi ci sono due leghe sopra la nostra. Gli sforzi un po’ vengono premiati ma bisogna farne di più, purtroppo però è difficile trovare l’unità d’intenti per qualcosa che serva a tutti in questo paese”.
Commisso si è spesso battuto per questo. Pensa possa arrivare una figuta di riferimento prima o poi?
“È indubbio che gli interessi americani gestiti da un commissioner abbiano segnato l’epoca delle grandi leghe. Non dico che è necessario un comandante, ma l’intenzione delle 20 squadre deve andare su un bene comune, e non sugli interessi personali. Commisso? Non ho avuto il piacere di vederlo lavorare in quell’ambiente. Però posso tranquillamente dire che si è subito trovato a misurarsi con persone con atteggiamenti consolidati negli anni. Pensare di arrivare dall’altra parte del mondo, in un ambiente stratificato con posizioni molto forti, è stato scioccante”.
Per l'intervento intero, ascolta il podcast