DE CANIO A FV, BIRAGHI NON MI STUPISCE: IL MERITO È SUO E DI CORVINO. AI TEMPI DEL CATANIA...
L'uomo del giorno è, senza se e senza ma, Cristiano Biraghi. Il terzino della Fiorentina ieri sera, grazie alla sua zampata su calcio d'angolo, ha deciso la partita dell'Italia in casa della Polonia e condannato questi ultimi alla retrocessione proprio in favore degli azzurri dopo essersi conquistato il sogno proprio negli scorsi mesi, grazie alle sue prestazioni in maglia viola. Per analizzare il suo momento, e in generale per un'interessante analisi sul momento della nazionale, FirenzeViola.it ha contattato in esclusiva chi ha conosciuto da vicino il terzino-eroe, l'allenatore Luigi De Canio, oggi alla Ternana ma che ha avuto Biraghi quando ha allenato il Catania, nella stagione 2012-2013.
Partiamo però dall'Italia più in generale. L'ha convinta la prova di ieri?
"Ritrovare un gioco di qualità e di coraggio era importante. Come base è un bel segnale, poi tutto il resto arriverà. Mancini è stato un grande calciatore e vede il calcio in modo propositivo, libero da pregiudizi. E parlo ad esempio del luogo comune che un bomber serve per forza. Il nostro calcio abbonda di questi preconcetti, ma basterebbe tornare indietro di qualche anno e pensare al Napoli di Sarri, alla Spagna, al Barcellona... Questo poi non significa che un attaccante di ruolo non serva, ma che conta la mentalità più di ogni altra cosa. La squadra infatti ha creato tantissimo anche senza una prima punta. Oppure spesso si pensa che accanto ad uno che sa costruire ci voglia per forza uno che distrugga. Il calcio è fatto di geometrie e il pallone si può anche intercettare, non solo affondare il contrasto. A livello internazionale ci vuole un'Italia che metta le basi tecniche al servizio, perché in certe competizioni o vinci o esci".
Arriviamo a Biraghi. Lei l'ha allenato nel Catania...
"Sì, l'ho avuto in un momento delicato. Il peggiore nella storia del Catania. Nonostante ciò era desideroso di crescere, imparare. Il suo caso è l'esempio di chi si dà obiettivi importanti e li raggiunge con abnegazione ed umiltà".
Ma lei allora sentiva che sarebbe potuto diventare il prossimo terzino azzurro?
"Chi dice questo sarebbe da considerarsi un bugiardo. E siccome non lo sono, non posso dire una cosa del genere. Certo è che lo vedevo lavorare sugli errori e mettercela tutta anche nelle difficoltà. Sono questi i presupposti per il successo, e non mi meraviglia che sia arrivato fino a qui, anche perché non si è mai sentito uno già arrivato".
Quanto merito secondo lei, invece, è da attribuire a Pioli?
"Prima di tutto viene la base del ragazzo. A volte un allenatore può fare scelte dettate dall'esigenza del momento, ma alla lunga si accorge di chi lavora con impegno, pure se non si tratta un fuoriclasse nato. Il merito quindi penso che sia principalmente suo. Ovviamente c'è anche da attribuire qualcosa a Pioli, perché sta poi al tecnico riporre la sua fiducia su chi la merita. E mi faccia aggiungere una cosa".
Prego.
"Andare a scegliere Biraghi e portarlo alla Fiorentina è stato un colpo di acume da parte di Corvino, e di questo bisogna dargliene atto. Meriti anche a lui, perché ha preso un terzino che era retrocesso in Serie B riuscendo invece ad inserirlo nel contesto giusto".
Chiusura su Chiesa. Cosa vede nel suo futuro? Che consiglio gli darebbe?
"Deve continuare ad allenarsi così, ha qualità importanti. Ma soprattutto davanti a sé ha un obiettivo, che è suo padre. Enrico è stato un grande giocatore e se vuole reggere il confronto con lui deve fare più gol. Solo così diventerà più completo di lui".