BUCCIANTINI A FV, AIC PROMUOVA TAGLIO STIPENDI. COMMISSO...
L'Italia, e non solo quella del pallone, è ormai ferma da più di due settimane a causa dell'emergenza sanitaria legata alla rapida diffusione del Coronavirus, e tra gli addetti ai lavori che gravitano intorno alla Serie A, si discute di modi e tempi per arrivare alla conclusione del campionato, interrotto a dodici giornate dal termine, senza però avere ancora una soluzione univoca. Per approfondire questo ed altri temi, la redazione di FirenzeViola.it ha contattato in esclusiva il giornalista Marco Bucciantini, volto tra le altre di Sky Sport.
Ad oggi ancora non si sembra essere arrivati ad un punto.
"No, e non me la sento di ipotizzare. Siamo impegnati in una battaglia che prevede altre priorità: quando sarà scontato che tutto sarà finito, si riprenderà. Vorrei anche io che la Serie A trovasse una sua conclusione, darebbe regolarità alla stagione successiva. Sarebbe bene finire, anche poi, per un senso di pienezza, ma per ora non è in calendario: ci tornerà alla fine di questa guerra, diventata mondiale. L'avversario sta cercando di toglierci il diritto alla vita. Tutto è condizionato, niente è falsato. Si potrà ripartire quando tutto sarà tendente alla normalità".
Una delle ipotesi è di vedere il calcio d'estate...
"L'estate già ci proponeva un Europeo, e poi le Olimpiadi. Il calcio c'era, ma per fortuna hanno fatto slittare gli Europei: se ci sarà modo, si giocherà in estate. Questa vicenda ci dà un senso di serietà unico".
Un'altra questione sono le scadenze economiche, tutte al 30 giugno. Come pensa se ne uscirà?
"Il calendario è sospeso, al pari di tanti altri diritti importanti. Sui contratti credo e spero che prevarrà il buonsenso: mi piacerebbe che anche l'Assocalciatori promuovesse un taglio degli stipendi, almeno per quanto riguarda marzo e aprile. Stiamo tutti perdendo qualcosa: chi poco, chi tanto e chi troppo. Chi guadagna tanto è giusto che partecipi come cittadino, responsabilmente. Il contributo del calcio è doveroso".
Il calcio sembra essersi mosso con grande ritardo dopo l'allarme. Si trova d'accordo?
"Sì, ma non solo il calcio. Tutti stanno arrivando in ritardo. Un tempo si diceva che "la Cina è lontana", abbiamo pensato che fosse un problema tutto loro, li abbiamo quasi parodiati. Nessuno ha capito la gravità della questione finché non si è ritrovato il dottore in casa. Questo vale anche per i vari UEFA, CIO... Nessuno è riuscito ad anticipare le cose nella visione. Questo grande ritardo deriva dalla scarsità di visione da parte di dirigenti modesti. Lo stesso dicasi per il nostro calcio, tutti i giocatori trovati positivi erano stati mandati in campo in quel fine settimana in cui c'era già il Decreto governativo. C'è un 10% di malati, ed è stato sbagliato, delittuoso".
Passando alla realtà Fiorentina, Commisso si sta dando da fare.
"Ogni iniziativa va applaudita e sostenuta. Commisso è pieno di buona volontà, visione ma anche problemi, come tutti: ha preso una Fiorentina non così forte, ma neanche debole come dice la classifica dell'anno scorso. Doveva ricostruire: sul lato tecnico è più difficile, ma è stato bravo sul sentimentale, sull'unire una comunità. Nel calcio non esiste un'assicurazione per vincere: servono pazienza, competenza ed anche un po' di fortuna. I modelli di riferimento per lui devono essere Lazio e Atalanta, sono le dimostrazioni che si può scalare la classifica anche senza indebitarsi. Difficile, sì, ma non ineluttabile: magari non vinci, ma fai calcio. Per dire, se la Champions dovesse riprendere l'Atalanta potrebbe vincerla. Commisso ha restituito il sogno ai tifosi, ora serve un'identità che sia moderna, e sbagliare poco. Ilicic, per esempio, oggi è uno dei migliori calciatori in Europa eppure è scappato da Firenze... Forse non l'abbiamo capito, o non si è fatto capire, ma tant'è".
Dal mercato invernale comunque sono arrivati segnali incoraggianti...
"Amrabat e Kouame sono due di quei giocatori che ti danno identità, quella di cui parlavo. Il primo può aiutare Chiesa a fare il terzo attaccante, il secondo è una fusione tra Badelj e Pulgar. Un po' come per Franco e Ciccio: uno è poco, due sono troppi. Lui li riunisce".