UNA TRANSIZIONE CHE NON FINISCE PIÙ

05.04.2019 00:00 di  Tommaso Loreto  Twitter:    vedi letture
UNA TRANSIZIONE CHE NON FINISCE PIÙ

Non fosse stato il quindicesimo su trenta partite, esattamente il 50%, il pari di Roma poteva pure essere qualcosa da cui ripartire. In fondo la Fiorentina si è trovata due volte in vantaggio, ha costruito più di un'occasione da rete e qualcosina di buono, al solito, si è vista. Certamente la facilità con la quale questa squadra si fa riprendere non è un gran biglietto da visita, ma di questi tempi tocca prendere quel che viene in attesa del famigeratissimo 25 aprile.

Il problema, semmai, è come la Fiorentina sia arrivata al quindicesimo X stagionale, e come i viola si ritrovino a un passo dal baratro (leggi nuova stagione senza Europa) a tre anni dal ritorno di Pantaleo Corvino. La lenta ripartenza immaginata con il ritorno del dg salentino si è prima scontrata con l'ultimo anno di Sousa, per poi tramutarsi nel tipico anno di transizione da concedere a chi riparte nella costruzione di un ciclo.

Doveva essere del resto proprio un anno zero il primo della gestione Pioli, quello nel quale gettare le basi per nuove ambizioni e ricostruire un settore giovanile dal quale attingere nuovi campioncini. Come raccontano le cronache, tuttavia, le cose sono andate diversamente. Il punto di partenza richiesto dal tecnico (la permanenza di Badelj) si è sgretolato di fronte al mancato rinnovo del croato per motivi economici, e la sua sostituzione è diventata un problema secondario da risolvere con l'adattemento di Veretout e la scommessa (persa) Norgaard. Questo solo per citare uno dei problemi attuali e senza voler infierire sugli altri reparti dove non mancano i problemi.

Tutti aspetti sportivi finiti in secondo piano rispetto a quelli economico-finanziari (non è la prima volta) troppo spesso prioritari a danno dei risultati da conseguire sul campo. Ma anche tutti aspetti che sembrano già condizionare le scelte dell'immediato futuro. Le ventilate ipotesi di addio ai big come Veretout o Chiesa, l'idea di non trattenere coloro i quali vorranno andarsene, lo scenario di alzare soltanto in modo lieve il monte ingaggi, e la conferma dell'intero comparto atto a fare mercato  - con i soli cambiamenti di tecnico e “ds ombra” (come lo è stato Freitas) - sono tutti indicatori di uno stato di cose che non sembra destinato a cambiare. E che di questo passo, a meno di stagioni in cui tutto fili nel migliore dei modi, potrebbe semplicemente portare a un'altra annata di transizione. Senza che se ne intraveda fine o traguardo.

Tommaso Loreto - Direttore www.firenzeviola.it