Un punto per miracolo, ma serve tanto di più. La marcia per quota 40 è dura. Subito un grande manager di calcio. La Fiesole contesta, la tribuna pure

Un punto per miracolo, ma serve tanto di più. La marcia per quota 40 è dura. Subito un grande manager di calcio. La Fiesole contesta, la tribuna pureFirenzeViola.it
Oggi alle 00:00L'editoriale
di Mario Tenerani

Un frullatore di partita, è successo di tutto. Var a profusione, errori, orrori, polemiche, cori di una tifoseria che non ne può più di una società fragile, orfana di una vera programmazione e di professionisti del pallone. Il porto delle nebbie. Con un presidente che purtroppo non viene a Firenze da sette mesi, senza che sia noto il motivo. E questo - aggiungiamo un altro purtroppo - alimenta le indiscrezioni più disparate, pure false. 

Il pareggio arrivato dopo che il Bologna per larghi tratti aveva dettato l’agenda della partita, non è da buttare. La sconfitta era dietro l’angolo. Eppure, poiché il calcio è diabolico, alla fine la Fiorentina ha rischiato pure di vincere, ma Dodò si è mangiato un gol, dimostrando che anche lui è un pallido ricordo del giocatore che fu. Il 2-2 è un brodino caldo che non sposta molto, giusto un punto in classifica. Ma lascia intatti i problemi. Dice che la squadra, al di là di limiti evidenti, ha ancora voglia di lottare e di restare viva. La situazione è più che preoccupante: il calendario ci racconta di 8 partite e 4 punti, cioè la media di 0,50 a gara, ovvero serie B assicurata.

Certo, non sarà così, ci mancherebbe altro, ma il tempo dell’attesa è esaurito. I viola non vincono al Franchi in A dal 18 maggio scorso, quando inflissero al Bologna, ebbro di felicità perché tre giorni prima aveva vinto la Coppa Italia dopo 51 anni, un 3-2 faticoso, ma utile. Da allora i 3 punti sono diventati una chimera. Chi parla oggi di Europa via campionato mente sapendo di mentire oppure vive nel mondo di Quark. L’aritmetica parla chiaro: ci sono 30 gare alla fine, con 90 punti in palio. Per arrivare in Europa League ne occorrono tra i 65 e i 68, fate il conto voi quanti ne dovrebbe raccogliere la squadra viola da mercoledì a Milano con l’Inter fino a maggio. Non scherziamo. In queste condizioni, per quanto abbiamo visto ieri sera col Bologna, già fare 40 punti diventa dura. Parliamo di salvezza, non ci vergogniamo. E’ bene che se lo mettano in testa anche i dirigenti viola che a quanto risulta non sono ancora sintonizzati su questa realtà. Un po’ per illusione un po’ per mancanza di esperienza nel mondo del calcio. 

Serve tanto di più rispetto alla sfida col Bologna. Per Pioli e la squadra c’è molto lavoro da fare, ma non ci sono altre soluzioni. La Fiorentina vive una condizione di emergenza. Il presidente è in America e non sappiamo quando potrà tornare a Firenze. La società è mandata avanti da due dirigenti: Pradè, direttore sportivo e Ferrari, direttore generale. Quest’ultimo, è stato promosso dal ruolo di capo ufficio stampa a diggi. Sta imparando un mestiere sconosciuto senza avere un retroterra di calcio. Impresa titanica. E nel frattempo le criticità aumentano. La svolta immediata potrebbe figurarsi nell’arrivo di un manager di calcio capace, esperto, decisionista. Commisso dovrebbe affidarsi ad un profilo simile. Per mettere a posto le cose e per affrontare uno scenario delicato. Un dirigente in grado di indicare un linea precisa, in grado di parlare con giocatori e allenatore. 

La Fiorentina non può andare avanti così. Non è un caso che la contestazione della Fiesole si sia indirizzata verso i giocatori, “tirate fuori gli attributi” e “per vincere bisogna correre” e tanto anche verso la società: “Società assente, presidente assente”. La situazione è molto calda. Anche in tribuna poi è partito un coro contro i dirigenti. Bersaglio di urla e contestazioni è stato il direttore generale che ad un certo punto si è innervosito fortemente e ha riposto alle invettive, contribuendo a rendere il clima ancora più rovente. Uno steward lo ha aiutato ad abbandonare il suo posto anche se dopo un po’ si è rimesso a sedere. La scena è stata veramente spiacevole. Il pallone presenta anche questo tipo di conto, ma bisogna saperci stare. Perché la Fiorentina non può permettersi di perdere in campo, ma nemmeno in tribuna.