PERIODO VIOLA DELICATO E STRATEGICO. SOUSA E LA SQUADRA DEVONO DARE TUTTO. I DELLA VALLE INVESTIRE O VIVACCHIARE. LA SENSAZIONE È QUELLA DEL BIVIO…

28.01.2017 00:30 di  Mario Tenerani   vedi letture
PERIODO VIOLA DELICATO E STRATEGICO. SOUSA E LA SQUADRA DEVONO DARE TUTTO. I DELLA VALLE INVESTIRE O VIVACCHIARE. LA SENSAZIONE È QUELLA DEL BIVIO…
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© foto di Federico De Luca


Siamo agli ultimi giorni di mercato, ma per la Fiorentina non conta. Ad euro zero non c’è niente da fare o da sperare. I ragazzi del Bari sono un prospetto futuro, non da presente. Ci lavoreranno i tecnici del settore giovanile. Sportiello è un bel portiere, ma per adesso scalda la panchina perché gioca Tatarusanu. Kalinic per fortuna ha detto no alla Cina, altrimenti c’era da sostituirlo. Fermiamoci qui a patto che a giugno ci si consegni alla rivoluzione. Quella che era stata paventata nella primavera 2016…poi tramutatisi in uno sparo a salve. No, il vero cambiamento sarà nel 2017: tecnico, in senso di squadra, e per l’allenatore. E ci auguriamo come politica dirigenziale. 
Bisogna separare i fatti dalle opinioni. I primi sono sotto gli occhi di tutti: le ultime quattro sessioni di mercato hanno progressivamente indebolito il gruppo. Stiamo parlando di cifra tecnica. Sono partiti giocatori importanti e sono arrivati calciatori onesti. Continuando così le posizioni in classifica diventeranno sempre più basse. Il patrimonio si sgretolerà tra le mani. Non sono profezie, ma rilievi normali afferenti alla narrazione del calcio. Tutto questo è accaduto perché i bilanci da bianchi erano diventati rossi, pur conservando il colore della vita, il viola. La situazione non era preoccupante, ma andava affrontata e risolta. Il “dottor” Corvino è uno specialista e infatti è stato (ri)assunto apposta.

Pantaleo ha preso il machete in mano e ora i conti viola sono tornati virtuosi come la tradizione Della Valle, del resto, insegna. Con i bilanci non si scherza, perfetto. 
Adesso, però, la gestione Della Valle si trova davanti ad un bivio perché pensare di sottrarre piedi buoni senza inserirne di nuovi non può essere una strada fertile da battere. Porta al capolinea della mediocrità.  
Deve esserci per forza una via di mezzo, tra le necessità di far quadrare i conti e la competitività. Perché la Fiorentina deve tornare ad essere da corsa: non per lo scudetto, per carità, ma quantomeno per l’Europa League. Senza dimenticare che dall’anno prossimo anche la quarta classificata andrà in Champions, evitando le forche caudine del preliminare. La Fiorentina, dotata di proprietà ambiziosa, vorrà precludersi in partenza la soddisfazione di partecipare a questa volata? I Della Valle non sono da zona Champions? 
Non possiamo credere ad una eventualità simile. Perché l’alternativa sarebbe vivacchiare, quel verbo orrendo che giustamente il 19 settembre 2008 - durante la famosa presentazione all’hotel Four Seasons dell’idea cittadella - Diego Della Valle ripudiò con legittimo e giustificato sdegno. 
Firenze non merita questa condizione perché ha una storia di quinti-sesti posti - la media dal ’26 ad oggi - e quindi i modelli Atalanta e Udinese - seppur carichi di tanti risultati calcistici, ci togliamo il cappello di fronte a quel modo di fare pallone - in riva all’Arno non sono replicabili. E chiunque lo pensasse, ove mai ce ne fosse solo uno, sarebbe meglio si dedicasse al “Curling”…  
La società dovrà trovare le modalità per tornare a investire -  come per altro ha fatto negli anni passati, raggiungendo piazzamenti in serie in Europa, questi sono segni plus e non minus - per evitare di scivolare nella fascia mediocrità. Operazione pure utile come farmaco per curare quel crescente mal di pancia che circola in città. I tifosi non sono allegri. Non chiedono sogni planetari per tornare a sorridere, desiderano soltanto segnali significativi di crescita. 
Ciò detto, squadra e allenatore dovranno dare il massimo perché mollare anche di un centimetro significherebbe tradire le aspettative di una tifoseria sempre presente, al Franchi e anche alla periferia più lontana dell’Europa. 
Raggiungere il sesto posto oggi sembra un miraggio, ma i viola devono credere in questa impresa. Così come alla possibilità di far fuori a febbraio il Borussia guadagnando gli ottavi di finale della competizione continentale. 
Sì, sentiamo nell’aria l’odore del bivio: per la proprietà che si accinge a investire nell’operazione stadio mentre il mercato continua a vivere l’era dell’euro zero e per la squadra che va in campo. A giugno ne sapremo di più. Aspettiamo con ansia e curiosità. Ricordandoci, tutti insieme, che a Firenze i colori annacquati non funzionano. I risvolti cromatici devono essere forti, come la passione incandescente e infinita che prova questa città per la Fiorentina. Infatti allo stadio l’urlo di battaglia è “Firenze, Firenze”. Chi non se la sente abbia il coraggio di chiamarsi fuori.