PEPITO CI FA EMOZIONARE: LUI È IL CALCIO. QUANDO USCIRÀ DAL TUNNEL SARÀ UNA FESTA. SERVE LA FIORENTINA CHE HA BATTUTO IL MILAN. QUELLA DI TORINO VA ARCHIVIATA. MARKETING E STADIO: UNICHE VIE PER NON VIVACCHIARE
Siamo frastornati da fatturati, fondi di investimento, maglie fosforescenti e procuratori che minacciano di trasformarsi in “kebabbari”: il calcio come lo intendevamo noi ci pare sempre più distante e invece, all’improvviso, spunta una storia senza tempo che ci fa emozionare come bambini.
Quando Paulo Sousa - comunicatore straordinario - ha annunciato che Giuseppe Rossi avrebbe giocato dal primo minuto contro il Genoa, si è accesa l’emozione come una torcia. Dal web all’etere, i tifosi hanno voluto incoraggiare Pepito, spingendolo oltre qualsiasi ragionevole paura. Sedici mesi lunghi un’eternità.
Una prigione che Rossi non meritava per il suo spirito e per quel talento cristallino che a questa latitudine italiana sembra divento prerogativa di pochi eletti. A Pepito sono mancati pallone e Fiorentina, ma non tanto quanto lui è mancato al nostro calcio. Perché lui è il calcio. Chiedetelo a Conte, ct alla disparata ricerca di un fenomeno da conficcare in attacco.
La passione con cui i tifosi viola hanno accolto la lieta novella del ritorno di Giuseppe, appartiene alla pancia del pallone, quella vibrazione che fatturati e procuratori paninari, non potranno mai distruggere.
Lasciamo perdere i conteggi che ci portano a valutare lo stato di condizione di Giuseppe: molto più importante che Pepito torni titolare dopo una vita. Sta per vincere la sua battaglia di uomo-atleta, i gol diventano un gustoso corollario. Quelli verranno a prescindere se Giuseppe starà bene. Così come assist, giocate e ricami d’autore.
Se Rossi tornerà Pepito la Fiorentina potrà rivedere la rotta di viaggio, perché a quel punto sognare non sarà un esercizio masochistico. Forza Pepito e grazie per quello che ci regalerai oggi: quando sbucherai dal tunnel sotto la Fiesole il Franchi sarà in piedi ad accompagnarti verso una nuova gioventù calcistica.
Mentre la Fiorentina dovrà fare altro: dimostrare che quella vera l’abbiamo ammirata contro il Milan e invece a Torino in campo sono scese le controfigure viola. La sfida col Genoa è già un primo bivio stagionale: ce ne saranno altri, ma intanto sarà importante non sbagliare strada oggi. Sousa ha preparato con ogni dettaglio la partita perché il primo ad arrabbiarsi a Torino è stato lui. Ma il portoghese conosce i suoi uomini: il lavoro è soltanto all’inizio.
Infine - ma si fa per dire - la conferenza stampa del direttore generale Rogg è stata esaustiva. Abbiamo capito con chiarezza che con questi numeri la Fiorentina sarà destinata a vivacchiare. Per svoltare, in termini di nuove risorse economiche, servono stadio, cittadella e un marketing più aggressivo. Magari ancorato al nome di Firenze, eccellenza mondiale. Forse siamo all’alba di una nuova era, ma bisogna sbrigarsi per non far si che tramonti troppo presto il sole…